«Un’ispezione ministeriale sul funzionamento dell’Ufficio esecuzioni immobiliari e fallimenti del Tribunale di Lamezia». Con apposita interrogazione l’ha chiesta «con la massima urgenza» il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, a seguito dell’arresto del commercialista e imprenditore Paolo Cosentino nell’ambito di una recente inchiesta delle Dda di Roma e di Catanzaro, posto che «presso il Tribunale di Lamezia Terme – si legge nell’atto del parlamentare – lo stesso Cosentino è ausiliario del Giudice delle esecuzioni immobiliari e fallimenti in numerose procedure». Inoltre il deputato del Movimento 5 Stelle ha chiesto alla Guardasigilli «quali siano le sue valutazioni circa l’affidamento dell’incarico di ausiliario del giudice al suddetto Cosentino» e «se non ritenga necessario accertare i motivi che hanno indotto il Tribunale di Lamezia Terme ad iscrivere tra i propri consulenti il professionista in predicato», nei cui confronti ora si ipotizzano «le accuse di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso in concorso con persone non identificate». Nella stessa interrogazione D’Ippolito ha ricordato che «già nel 2019 aveva pubblicamente denunciato numerosi andamenti poco ortodossi nell’ufficio dell’esecuzioni immobiliari e fallimenti del Tribunale di Lamezia Terme e, a seguito di tale intervento pubblico, anche formalizzato in analogo atto parlamentare, aveva ricevuto varie segnalazioni in merito alle modalità di svolgimento di tali procedure», segnalandole «prontamente alle Procure di Lamezia Terme e di Salerno». Il parlamentare del Movimento 5 Stelle ha poi precisato, sempre nella nuova interrogazione alla ministra della Giustizia, che «l’andamento delle procedure esecutive presso il Tribunale lametino era già stato oggetto, nel 2019, dell’indagine della Procura di Lamezia denominata Asta la Vista, allora con 86 indagati per numerosi capi d’imputazione». «Data la gravità della situazione, a stretto giro – anticipa D’Ippolito – chiederò un incontro con il presidente del Tribunale di Lamezia Terme, Giovanni Garofalo».