Il primo cittadino leghista di Ferrara, Alan Fabbri, compra 385 crocefissi per distribuirli alle scuole comunali che ne sono sprovviste. Costo, 1.703 euro. Ferrara è guidata dalla Lega dopo 73 anni di centrosinistra. Il primo cittadino ha già dichiarato guerra agli spacciatori ordinando la rimozione di 150 panchine nei parchi, sollevando un coro di proteste. Questo è un fatto, ed è notizia. Il tratto assolutamente sconvolgente è dato dalla pubblicazione della notizia su facebook dove si è scatenata una gara all’ultimo insulto. I leoni di tasteria hanno scatenato un autentico putiferio aggredendo il sindaco che aveva sottolineato: ‘Se i professori li rimuovono, si assumeranno la responsabilità morale’. Mi viene in mente la frase di Umberto Eco sui social: ‘I social daranno spazio a legioni di imbecilli…’. I commenti sui social, a dire il vero, sono prevalentemente onanistici e autogratificanti per chi li scrive. Conta l’insulto, non l’argomentazione. L’insulto più lieve era definire il sindaco imbecille, sottolinendo che lo Stato e la scuola erano laici, che il crocifisso non sanava la scuola e altro…
Partiamo dal punto che per laicismo si identifica la tendenza a conferire al pensiero e all’agire sociale l’autonomia dai corollari di religiosi, anche se è erroneo equipararlo all’ateismo. Un religioso credente può infatti essere laico allo stesso tempo. E’ forse necessario capire cosa significa per il leoni della tastiera il termine laico. Proviene da laicismo che può indicare la ‘noncredenza’, con significato socio-politico o, diversamente, filosofico ed etico. Sono forse ‘laicisti’ i signori del commento?. Un tempo per laico si indicavano i fedeli cristiani non appartenenti al clero, oppure i credenti che pur non riconoscendo il potere delle chiese sul potere civile desideravano che vi fossero relazioni riconosciute con sostegni alle chiese da parte dello Stato, mantenendo le prerogative del potere civile. Il significato politico di ‘laico’, ovvero ‘non religioso’, nasce con l’Illuminismo e la Rivoluzione francese, finché nel ‘900 ha assunto anche la connotazione di irreligioso o areligioso. La qualifica di laico, secondo i credenti, appartiene a chi è a favore del riconoscimento di religioni attraverso un concordato, e del loro sostegno per mezzo di finanziamenti, o di una tassazione privilegiata. Voglio ricordare I Patti Lateranensi, firmati l’11 febbraio 1929, non sono altro che un patto tra Stato e Chiesa. I Patti, tecnicamente, si dividono in due parti. La prima è un Trattato internazionale, con il quale la Santa Sede riconosce lo Stato italiano con Roma capitale e si vede riconosciuta la sovranità sullo “Stato della Città del Vaticano”. Venne prevista, inoltre, una convenzione finanziaria, con cui l’Italia si impegnò a pagare al Pontefice una indennità, per far fronte al danno causato dalla perdita dello Stato pontificio. La seconda parte, invece, è costituita dal Concordato vero e proprio, che regolava i rapporti tra Chiesa e Regno d’Italia. Il Concordato ‘stabiliva che la religione cattolica era la sola religione di Stato’, e precisava gli effetti civili del matrimonio religioso e l’esenzione del servizio militare per i sacerdoti. Si permise inoltre alle organizzazioni dell’Azione cattolica di continuare a operare e ‘stabilì l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane’.
I Patti Lateranensi sono tutt’oggi riconosciuti dalla Costituzione italiana. Nell’articolo 7, infatti, si legge: ‘Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale’. Al Concordato vennero apportate delle modifiche nel 1984, quando il presidente del Consiglio, Bettino Craxi e il cardinale Agostino Casaroli, firmarono a Roma un nuovo testo che sancì come la religione cattolica non fosse più definita sola religione di Stato; si rese facoltativa, e non più obbligatoria, l’ora di religione nelle scuole; vennero stabilite delle condizioni da rispettare perché un matrimonio celebrato col rito religioso possa essere riconosciuto come unione civile; venne introdotto un nuovo metodo di sostentamento della Chiesa cattolica, l’8 per mille, che entrò in vigore il 1° gennaio 1990.
Ricordo poi che la religione più diffusa in Italia è il cristianesimo, presente fin dai tempi apostolici. Secondo rilevamenti statistici del 2017, il 74,4% degli italiani, pari a circa 45 milioni di persone, si dichiara aderente al cattolicesimo nel novembre del 2017; seguono i non religiosi con il 22,6%, pari a circa 13 milioni di persone, e i fedeli di altre religioni che insieme rappresentano il 3,0%.
Sottolineo poi che il termine ‘laicismo’, inteso come indirizzo teorico di carattere politico ha tra i suoi presupposti la Secolarizzazione della vita civile, cioè l’eliminazione dei fattori religiosi da tutto ciò che non concerne la religione in senso stretto. La realizzazione del laicismo in una certa società implica solitamente il progressivo declino dell’importanza della fede religiosa nella vita di essa. Però laicismo e secolarizzazione sono concetti differenti e non necessariamente legati da rapporti di causa-effetto o omologazione.
Pongo poi l’attenzione su quanto dichiarato dal sindaco di Ferrara: ‘Se i professori rimuovono i crocifissi si assumeranno la responsabilità morale’.
Alan Fabbri ha fatto una scelta ben definita nell’acquisto dei crocifissi. Una scelta sicuramente sentita e per la quale ne risponde personalmente, esponendosi anche agli insulti gratuiti. Non è detto che la scelta delle precedenti amministrazioni, che si caratterizzava nel non acquisto dei crocefissi, fosse quella giusta. Io credo che la scelta fatta dal sindaco sia quella giusta, semplicisticamente basandomi sulle percentuali riportate nel testo che vedono i cattolici pari al 74,4% degli italiani, pari a 45 milioni di persone.
Questo evento mi ricorda Peppone e Don Camillo nei passaggi in cui Don Camillo si rivolge al Crocifisso che viene sfrattato. A Ferrara, nella Chiesa di S. Carlo, sulla ‘Tavola calda’ è in funzione la macchinetta distributrice di Ostie. All’Offertorio, il fedele che intende comunicarsi, depone la sua offerta in un piatto vicino alla macchinetta, preme un pulsante e, annunciata da un festoso trillo di campanello, un’Ostia cade nel Calice.
Don Camillo: Lei, lo scorso anno, mi ha rimproverato perché in una delle scenette di casa Bianchi, ho raccontato che il giovane prete d’assalto don Giacomo confessava per telefono i fedeli, e, invece di andare a benedire le case, inviava alle famiglie boccettine di ‘Acqua Santa spray’. Lei mi ha detto che, su queste cose, non si scherza!
Don Camillo: io lo so che, adesso, Peppone La sta sfottendo tremendamente. Però ha ragione lui. Peppone ha ragione: le posizioni si sono invertite e non è lontano il giorno in cui la Sezione Comunista Le ordinerà di spostare l’orario delle Funzioni sacre per non disturbare la ‘Festa dell’Unità’ che si svolge nel sagrato.
Don Camillo: se Lei non si aggiorna e non la pianta di chiamare ‘senza Dio’ i comunisti e di descriverli come nemici della Religione e della libertà, la Federazione Comunista Provinciale La sospenderà a divinis. Io che La seguo attentamente da venti anni e Le sono affezionato, non vorrei vederLa finire in modo così triste.
In quest’ultima raccolta di Guareschi i dialoghi tra don Camillo e il suo Cristo, sono sempre più rari e la voce del Cristo, appare sempre distante, perché don Camillo è fuori dalla Chiesa. E alle domande sincere che vengono del cuore il Cristo si commuove. Il Cristo, coscienza di Guareschi, dà a don Camillo e a tutti i cristiani il proprio compito: ‘Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Cosa c’è di più bello, per descrivere quello che è una Compagnia Cristiana!’.
Un luogo che possa aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta di fronte al deserto spirituale che avanza può essere la scuola, che può aiutare a mantenere intatto il seme della nostra fede.
Roberto Cristiano