E’ cessata la protesta degli operai Alcoa, che da questa mattina occupavano la nave Sharden. Tra i manifestanti prevale la rabbia e la delusione. Pochi quelli che hanno voglia di commentare. ”Una manifestazione pacifica, così come avevamo assicurato all’equipaggio, al quale va il nostro ringraziamento. La Tirrenia ci è stata vicina e noi vogliamo ringraziarli”, ha commentato Luciano Fenu, della Rsu Alcoa. Nel piazzale del porto di Olbia, l’Isola Bianca, sono state fatti esplodere anche alcune bombe carta e petardi, ma senza conseguenze. “Stiamo ripartendo, al momento la destinazione e’ Portovesme. Siamo molto amareggiati, ma non concluderemo la nostra battaglia sino all’ottenimento del risultato. Non abbiamo piani precisi, ma durante il tragitto è sicuro che decideremo il da farsi”, ha aggiunto Fenu. Sono stati quasi 350 gli operai che questa mattina hanno occupato la nave che li ha riportati da Roma a Olbia dopo la manifestazione tenuta ieri davanti al Ministero per lo Sviluppo economico. Si è trattato di una occupazione pacifica e la Sharden dovrebbe ripartire regolarmente alle 12.
Protesta Alcoa a Roma: deciso rallentamento chiusura celle. La manifestazione di ieri è stata invece caratterizzata da trattative tra gli operai e i ministri. Alla fine della giornata si è deciso di aprire un negoziato con Klesch, azienda con sede a Ginevra attiva nel settore delle commodity, con l’appoggio del il ministro Corrado Passera, che ha garantito il suo impegno per una soluzione. Ci sono anche i margini per uno spegnimento più graduale delle celle con l’allungamento dei tempi della fermata dell’impianto, che si spostano a novembre.
Il fermo delle celle elettrolitiche sarebbe di fatto rallentato dai primi di ottobre al primo novembre e la fonderia resterebbe in funzione fino al 30 novembre. Inoltre dal 10 novembre partirebbe un’attività di preparazione alla rimessa in funzione di 50 celle. All’ordine del giorno quindi direttamente il futuro dello stabilimento di Portovesme (Sulcis iglesiente), dove la multinazionale statunitense ha deciso di cessare la produzione dell’alluminio. Per consentire una continuità produttiva e occupazione, al sito è legato il destino di 800 persone (500 dipendenti diretti e 300 appaltati), i sindacati hanno subito chiesto un rallentamento del processo di spegnimento della fabbrica e l’azienda ha risposto proponendo un nuovo calendario.
Probabile trattativa con Klesh. Tuttavia, in vista di un negoziato con Klesh, il dicastero ha ribadito il suo impegno ad “avviare in tempo rapidi le trattative”per il passaggio dell’impianto, ferma restando sia l’adozione di tecniche in grado di far rifunzionare ra. . Un’altro segnale positivo è arrivato dall’Enel: l’ad Fulvio Conti ha assicurato la disponibilità del gruppo a studiare i progetti proposti dalle istituzioni sulle questioni energetiche che riguardano la Sardegna. Soprattutto hanno rappresentato un’apertura le parole di Passera, impegnato nel “trovare una soluzione”, anche se il ministro ha chiarito come Alcoa sia una vertenza “tra le più difficili”.
Quello dell’Alcoa resta comunque un caso complesso e di non facile soluzione, come mostra la protesta di ieri, che ha visto 500 operai giungere nella Capitale dalla Sardegna,occupare via Molise e scontrarsi con la polizia., causando il ferimento di una ventina di persone. Non sono mancati momenti di forte tensione come quelli scanditi dai lanci di lamine di alluminio, bottiglie, petardi, bombe carta, a cui sono seguite le cariche. Circa una ventina i feriti e anche l’esponente del Pd, Piero Fassina, è stato spintonato.I manifestanti però si sono detti .delusi per i risultati raggiunti. Ed in questo sono stati appoggiati dai sindacati: Cgil e Cisl chiedono hanno chiesto infatti che la vertenza coinvolga direttamente Palazzo Chigi.