Alfano: Primarie per scegliere il leader. Fitto: No, decide Berlusconi

“Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti. Chi prende più consensi diventa il candidato”. Questo il pensiero di Angelino Alfano. “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi? Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà”. Risponde Raffaele Fitto a bloccare l’apertura del ‘suo’ segretario politico. Ormai dentro il Pdl-Forza Italia tra falchi e colombe, lealisti e governativi non c’è pace su nulla. Il clima è talmente teso che ogni argomento diventa terreno di scontro. Questa volta l’oggetto del contendere sono le primarie, strumento tanto caro al centro sinistra. Il vicepremier, a Bruno Vespa durante la presentazione del libro ‘Sale, zucchero e caffe’. L’Italia che ho vissuto da nonna Aida alla Terza Repubblica’ in uscita l’8 novembre, spiega che la sua idea “non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie (Beatrice Lorenzin era coordinatrice dei miei comitati). Io stesso, poi, le bloccai quando Berlusconi decise di ripresentarsi, e Giorgia Meloni ancora me lo rimprovera”. Insomma nulla di nuovo, all’apparenza. Tranne che a decidere è sempre Silvio Berlusconi. Un passaggio che Raffaele Fitto, sempre da Vespa, ricorda al vicepremier. La nuova geografia di Forza Italia 2.0 sarà, insomma, sempre disegnata dall’ex presidente del consiglio. “Il punto di separazione non è stato e non è il nome del nuovo partito, Forza Italia, che richiama anni bellissimi, e neanche i ruoli personali, a cominciare dalla segreteria del partito – dice Alfano nel libro di Vespa – Le questioni sono sempre state tre, e cioè la linea del partito, la stabilità del governo e il futuro, ovvero la modalità attraverso cui si individua il futuro gruppo dirigente a cominciare dai prossimi candidati per tutte le competizioni, oltre all’idea di rilanciare un grande centrodestra sul modello della formidabile intuizione di Silvio Berlusconi del 1994 che ebbe enorme successo e che si ripeté nel 2001 con la Casa delle Libertà. Un’alleanza delle forze politiche alternative alla sinistra, che condivisero un programma dentro una coalizione che vinse e governò per cinque anni”.

“E a proposito della linea del partito – rimarca Alfano – il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Silvio Berlusconi non lo è, ma c’è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva”.

Per Sandro Bondi le parole di Alfano sono ‘radicali’ tanto che esprime ‘amarezza’ e ‘stupore’. “Per me Forza Italia è un patrimonio che non dovrebbe essere intaccato con dichiarazioni così avventate e radicali. L’unica ragione per cui scelgo di restare in Forza Italia è la leadership umana e politica del presidente Silvio Berlusconi, il quale fa bene a non lasciare Forza Italia né ai supposti estremisti né tantomeno a coloro che non hanno dimostrato alcuna lealtà e solidarietà nei suoi confronti nel momento più difficile della sua vita personale”.

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