Due italiani su tre (il 65%) hanno paura delle frodi e contraffazioni a tavola perche’ al danno economico si aggiungono i rischi per la salute. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata in occasione del convegno organizzato dall’Arma dei Carabinieri sul tema “Salute e Agroalimentare: dalla sicurezza piu’ qualita’”. La contraffazione alimentare – sottolinea la Coldiretti – e’ “un crimine particolarmente odioso perche’ si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacita’ di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualita’ o metodi di produzione alternativi sui quali e’ importante garantire maggiore trasparenza”. Non e’ un caso che di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare piu’ della meta’ degli italiani (51%) chiedono – secondo l’associazione – che venga sancita la sospensione dell’attivita’. L’agricoltura e l’alimentare sono considerate – denuncia la Coldiretti – aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicita’ in tempo di crisi perche’ del cibo, anche in tempi di difficolta’, nessuno potra’ fare a meno, ma soprattutto perche’ consente di infiltrarsi in modo capillare nella societa’ civile e condizionare la vita quotidiana della persone in termini economici e salutistici.
E’ salito ad oltre 100 miliardi il valore del falso made in Italy agroalimentare nel mondo, “con un aumento record del 70% – continua Coldiretti – nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, localita’, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Un fenomeno che rischia di moltiplicarsi con le nuove guerre commerciali a partire dai dazi Usa nei confronti dell’Unione europea gia’ colpita dall’embargo russo per una serie importanti di beni perche’ favorisce la produzione di imitazioni locali, dal parmesan statunitense alla mozzarella ‘Casa Italia’ russa”. “La presunzione di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi e’ inaccettabile perche’ si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori sui mercati internazionali – sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – dove invece l’Italia e l’Unione europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identita’ territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo”. “Tra le iniziative realizzate per contrastare i fenomeni della contraffazione e delle frodi nel settore agroalimentare – continua Prandini – Coldiretti ha fornito un contributo decisivo nella raccolta di 1,1 milioni di firme tra i cittadini europei per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti nell’ambito della petizione europea ‘Eat original!”.