L’esposizione mette in risalto due peculiari attitudini estetiche e operative di Merello: la predilezione verso una natura non antropizzata, su cui il pittore proietta le proprie tensioni emotive e psicologiche, nel lungo e introspettivo rapporto con i paesaggi di un’area geografica limitata (il territorio inquadrato tra la Ruta di Camogli, la baia di San Fruttuoso e Portofino); e, in campo grafico, la dimensione fantastica che anima invece i protagonisti delle sue raffigurazioni mitologiche e allegoriche.
Nell’ambito del paesaggio Merello, partendo dalla lezione divisionista di cui fu uno tra i principali interpreti, si avvicina alle innovazioni della pittura postimpressionista e alle emergenti inquietudini estetiche della cultura fauve, trasformando la materia pittorica e la tavolozza; nel campo del disegno, come in quello della scultura, è invece palese la sua vicinanza alle dinamiche espressive del simbolismo e del movimento moderno.
|