Camera 79
Art Gallery
Fotografia – Arti Visive
Camera 79 Art Gallery presenta la prima mostra personale
di Re Barbus, artista fotografa e collagista.
Intime FinestRe
A cura di Anya Cacciapuoti
Dal 16 Febbraio al 3 Marzo 2019
Opening: 16 Febbraio – ore 19:30
Camera 79 Art Gallery
Vicolo del Bologna 79, Roma
Intime FinestRe // Testo critico
La finestra da cui vedo il mondo come teatro, giungla e bolgia è vista dal mondo come il motivo ornamentale di una facciata.
(Carlo Ferrario)
Se potessimo grattare facilmente la superficie del nostro “io” eliminando le maschere, il superfluo e le apparenze, potremmo scoprire che dentro ciascuno di noi vi è un collage.
I pezzi di immagine che compongono la nostra essenza sono il puzzle “caotico-armonico” e unico della nostra esistenza, la mappa del nostro vivere e concepire la realtà stessa del mondo.
I ricordi, le ambizioni, i sogni, le paure, i segreti, le speranze che abitano il nostro inconscio, diventano il mosaico inesorabile entro il quale le componenti della nostra vita si mescolano, dando forma al collage irripetibile (definitivo ed effimero) del nostro transitorio esserci.
Il lavoro di Re Barbus è forte, maturo e vibrante e ha già lungamente abbandonato le apparenze. E’ la finestra consapevole che si affaccia verso l’interno. Scuote con elegante raffinatezza, senza lasciare indifferenti. Frammenta per unire.
L’universo femminile delle sue forme partorisce continui significati, rimandi, incastri che non sono puro gioco estetico del ritaglio, ma diventano innegabilmente “mondo”: una nuova lingua, lessico universale che parla a chi sa davvero ascoltare. E’ il palcoscenico fotografico in cui vita e arte coincidono, perché reciprocamente si appartengono.
Così, la forza delle creazioni di Re Barbus oscilla fra diversi supporti e tipi di carta, dalla più sottile al cartone, arrivando ad elementi tridimensionali che spingono l’opera sempre al di là delle sue stesse possibilità. Il confine diventa impercettibile e svanisce quando ci proiettiamo senza pregiudizi nell’opera.
“Intime Finestre” è una radiografia sensoriale che scavalca il senso apparente del tempo e dello spazio, abbandonando le convenzioni. Ci rende tutti pezzi di un collage più grande.
Il mondo di Re Barbus a prima vista può crearci disagio e imbarazzo ma – una volta accettata la nostra immagine allo specchio – diviene il luogo nel quale vorremmo finalmente abitare.
Senza finzioni o perdite di tempo. La chiave l’abbiamo già in mano.
Alessandro Cartosio
RE BARBUS: BIO
La ricerca di Re Barbus utilizza la fotografia e la tecnica del collage.
Laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, si specializza poi in Counseling ad indirizzo artistico-espressivo ( A.D.Y.C.A. di Roma) e consegue successivamente un master in “ Teatro, Foto, Video e Mediazione Artistica” con Oliviero Rossi.
Espone in numerose collettive.
Dal 2015 al 2017 partecipa a “ Cadavere squisito”, organizzata dalla Tevere Art Gallery a cura di Virginia Zeqireya.
Nel 2018 all’interno della manifestazione Perugia Social Photo Fest 2018, presso Palazzo Penna (PG).
Sempre nel 2018, espone alla bi-personale presso il Galata Museo del Mare insieme all’artista Montserrat Diaz, per il ciclo “I Declare My Shadow”, curata da Benedetta Spagnuolo.
Una sua fotografia è stata finalista alla Tag-Prize ed esposta presso la galleria MaMo Temporary Gallery, Arles-Francia, per la mostra Il Mostro- Les Montres se montrent 2018.
A Febbraio 2019 la prima mostra personale, curata da Camera 79 Art Gallery, Roma.
Intervista con l’artista Re Barbus
Cosa provi quando crei?
La sensazione è quella di un “riordino”. Quando creo “mi percepisco”, mi concentro sulla vita che non posso toccare ma che sento. Provo un senso di equilibrio finale, anche nei processi creativi più tormentati.
Perché hai cominciato ( cosa ti ha spinto)?
Ho capito il potenziale di questa tecnica, quando l’ho studiato come mediatore artistico nella relazione d’aiuto, e ho iniziato a sperimentarlo solo quando ho avuto l’urgenza di comunicare, prima di tutto a me stessa, vissuti importanti e dolorosi che non riuscivo ad affrontare. E’ stato il bisogno a spingermi a ritagliare e incollare.
Quando crei vuoi essere capita o agisci senza pensare a chi osserverà la tua opera?
Quando inizio a tagliare e incollare ci sono solo io e quello che provo, non mi preoccupo di pensare se sarà visto o se qualcuno lo capirà. Sono convinta che nelle immagini ognuno ci legga quello che ha bisogno di vedere in base al proprio vissuto. E’ un pò un limite della comunicazione ma anche una protezione per entrambe le parti. Do priorità al piacere che provo mettendo in scena quello che si muove al mio interno. Poi una volta che decido di condividere il lavoro divento sensibile, curiosa e anche bisognosa dei feedback di chi osserva.
Cos’è per te il collage e perché lo hai scelto come mezzo espressivo?
Il collage lo ritengo uno strumento. Iniziare a fare collage è stato come allentare un laccio stretto che impediva il fluire dei pensieri. E’ un lavoro di sedimentazione, di attesa, di osservazione, di risonanza con materiale esistente e la mia sfida è trasformare materiale pubblicitario in qualcosa che comunichi il “sentire” in maniera gradevole, anche quando racconto aspetti duri dell’esistenza.
Descriviti ( come artista) in due righe.
Non sono un’artista, rimando solo quello che vedo e come lo sento. Sono un punto di vista e realizzo semplicemente elaborati artistici. L’ artista invece, per me, è una figura molto seria, della quale tutti noi abbiamo bisogno e dalla quale tutti noi ci nutriamo, ma il discorso è complesso.
Camera 79 Art Gallery