Alleanza tra centrodestra e Cisl per una legge sulla Partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese

Un’alleanza tra centrodestra e Cisl per rendere finalmente legge la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese. È quello che è accaduto intorno alla proposta di legge di iniziativa popolare depositata alla Camera dal sindacato guidato da Luigi Sbarra e adottata come testo base da tutti i partiti della maggioranza. La partecipazione dei lavoratori rappresenta, del resto, uno storico pallino della destra.

A presentare la proposta, insieme al presidente della Commissione Lavoro di Montecitorio, Walter Rizzetto, c’erano lo stesso segretario generale della Cisl, ed esponenti di tutti i gruppi di maggioranza: il capogruppo di FdI Tommaso Foti; il capogruppo azzurro, Paolo Barelli; il deputato leghista e membro della Commissione; il capogruppo della Lega in Commissione Lavoro, Andrea Giaccone; il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi. Ma il sostegno potrebbe allargarsi ulteriormente: ‘È una proposta che unisce la maggioranza, ma che vede anche l’opposizione incanalarsi verso una benedizione’, ha detto Rizzetto.

Il dialogo nato tra il segretario Cisl Luigi Sbarra e Fratelli d’Italia su un progetto che è storicamente caro sia al mondo cattolico che alla destra tricolore, va oltre gli schemi del Novecento per riscrivere assieme le regole che governano il mondo del Lavoro. “Il pacchetto primo maggio”, che il Consiglio dei ministri ha appena varato, è figlio infatti sia del confronto sia della collaborazione che la Cisl, e non solo, ha offerto al governo al fine di promuovere sviluppo e tutele.

La convergenza è su un terreno comune: la Partecipazione dei lavoratori nella governance delle imprese. Su questo orizzonte è nato e si è sviluppato il dialogo.

‘È stata una decisione che abbiamo molto apprezzato e di grande sensibilità sociale aver scelto di ritirare i propri testi e di aderire alla nostra proposta di legge rendendola testo base. Il ringraziamento va anche a tutti i componenti, di ogni schieramento, che hanno sostenuto questa operazione. Questo rende davvero possibile una svolta storica per il lavoro, lo sviluppo e la coesione. L’auspicio è che si determini una convergenza bipartisan verso un disegno di legge che unisca il Paese su una norma storica, di civiltà, capace di rendere finalmente concreto ed esigibile il diritto a partecipare agli indirizzi e agli utili delle imprese. L’approvazione di questa legge può segnare una svolta non solo nei rapporti tra capitale e lavoro, ma anche nel governo delle trasformazioni sociali ed economiche di cui il Paese ha bisogno. Una strada non a caso indicata nell’Articolo 46 della nostra Carta Fondamentale dai nostri Padri costituenti. Per questo abbiamo avviato una grande campagna di adesioni su tutto il territorio nazionale che ci ha portato a raccogliere 400mila firme. Lo abbiamo fatto con la convinzione che la partecipazione, realizzata non dalla legge ma dalla contrattazione sia la via maestra per elevare i salari e produttività, radicare investimenti e occupazione, rilanciare formazione e competenze, esercitare un maggior controllo su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.  La democrazia economica è un tema che dovrebbe interessare tutti. Oggi i risultati possono arrivare solo unendo gli sforzi, nel segno del dialogo sociale e della corresponsabilità. Per un confronto sociale sfidante, attivo, che arrivi anche nelle sedi istituzionali attraverso una concertazione nuova, agile, riformatrice, che sblocchi veti che da 30 anni frenano investimenti e riforme’, è la visione puntuale sposata Luigi Sbarra.

Bisogna far crescere i salari e le pensioni falcidiati da anni di inflazione, abbassare le tasse a lavoratori e pensionati, ceti medi e famiglie, rinnovare tutti i contratti, rafforzare la sanità pubblica, la scuola e la pubblica amministrazione, sostenere lo sviluppo con maggiori investimenti pubblici e privati. Dobbiamo redistribuire in maniera più equa la ricchezza. Per riuscire a far tutto questo bisogna remare tutti nella stessa direzione, ripensando anche i sistemi di welfare, adeguandoli alle sfide delle trasformazioni in atto per assicurare protezioni universali, giusta transizione, redistribuzione e crescita equa.

«Mi rivolgo alla sfida che non solo il sindacato, ma la politica e le parti sociali hanno nel complesso. Che è quella di uscire dalle trincee del muro contro muro e affrontare nel segno della corresponsabilità gli epocali cambiamenti in atto. Nell’ambito dei rapporti sociali, questo significa valorizzare e rafforzare un fronte riformatore che individui alcuni punti strategici e condivisi su cui far progredire innovazioni e investimenti. Tra questi la partecipazione è un elemento cardine per elevare salari e produttività, radicare i capitali privati sui territori arginando le delocalizzazioni, incrementare formazione e competenze, dare all’organizzazione del lavoro quella buona flessibilità negoziata, ridurre orari e aumentare il controllo su salute e sicurezza».

Crede che l’attuazione del progetto sulla Partecipazione possa contribuire a diminuire i numeri delle morti sul lavoro? Ritiene che su questa materia ci sia spazio per dialogare in maniera fruttuosa con l’Esecutivo?

«Assolutamente sì. È da febbraio che siamo mobilitati su questo tema per rafforzare i fili di un confronto con il Governo, scevro da pregiudizi e ideologie, che non ammette divisioni, e i primi risultati sono arrivati nel decreto 19. Penso al rafforzamento delle ispezioni e dei controlli, al reclutamento di 766 nuovi ispettori, all’impegno ad utilizzare 1,6 miliardi dell’avanzo finanziario del Bilancio Inail, a un primo pacchetto di 33 ore di attività didattica su salute e sicurezza nelle scuole dell’obbligo, alla parità di trattamento economico e normativo dei contratti più rappresentativi lungo la catena degli appalti, alla patente a punti per la qualità delle imprese. Sono tutte misure su cui ci siamo battuti per mesi e che finalmente prendono forma».

Basta questo, segretario?

«Certo c’è ancora da fare e migliorare. Per questo occorre favorire un dialogo permanente e strutturato, accompagnato da un fattivo esercizio di responsabilità da parte di ogni attore sociale, politico, istituzionale, verso un Patto per la sicurezza con misure e contenuti che impegnino ognuno a comportamenti coerenti. Bisogna estendere la patente a crediti a tutti i settori, mettere a punto insieme al sindacato criteri rigorosi su premialità e sanzioni, investire sulla sorveglianza sanitaria, estendere le procedure del codice dei contratti pubblici anche ai grandi cantieri privati. Serve più prevenzione, formazione e informazione per fermare questa lunga scia di sangue. Ed in tal senso anche la partecipazione è uno strumento molto utile, attribuendo nuovi poteri di presidio e decisione ai delegati per la sicurezza nelle aziende e nei territori».

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