L’impegno nella lotta alle malattie rientra da sempre tra gli obiettivi prioritari del Rotary. Negli ultimi trent’anni l’associazione internazionale fondata da Paul Harris ha consentito di vaccinare 2,5 miliardi di bambini in 122 Paesi, con un impegno economico di circa 2 miliardi di dollari da parte dei soci rotariani di tutto il mondo.
Proprio grazie al Rotary i casi di poliomelite si sono ridotti del 99.9% rispetto al 1988, quando questa malattia -per la quale non esiste una cura ma che è prevenibile con un semplice vaccino- colpiva oltre 350 mila bambini l’anno.
Oggi, invece, solo 2 Paesi sono endemici: Pakistan (128 casi nel 2019) ed Afghanistan (28 casi nel 2019), per un totale di appena 156 casi di poliovirus di tipo 1. Le altre forme virali sono già ufficialmente eradicate: la poliomielite da poliovirus di tipo 2 è stata debellata nel 2015 ed il 24 ottobre 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che anche il poliovirus di tipo 3 è stato definitivamente sconfitto.
Ma i Rotary Club di tutto il mondo da anni operano in prima linea anche contro altre malattie. I club sono distribuiti in quasi tutti i Paesi del mondo e questa presenza locale e globale permette ai rotariani sia di attivarsi nelle loro comunità per risolverne problemi specifici che di collaborare con altri club a progetti di servizio a carattere internazionale, sempre uniti nell’impegno di migliorare la qualità della vita dell’intera umanità.
Dopo la lotta alla poliomelite, la sfida più grande parte ora da Roma, più precisamente dal Rotary Club Roma Capitale (distretto rotariano 2080) che -essendo la poliomelite prossima ad estinguersi- sta proponendo ai rotariani di tutto il mondo di concentrarsi nella lotta ad un’altra malattia: l’Alzheimer.
«Bisogna trovare molti più fondi per finanziare la ricerca e di questo possiamo farci carico noi rotariani, proprio come abbiamo fatto per la poliomelite» sostiene il dott. Renato Boccia, portavoce e responsabile -insieme al consocio rotariano Claudio Pernazza- del Progetto Alzheimer del Rotary Club Roma Capitale.
Il progetto rotariano a carattere internazionale parte dunque dal nostro Paese, ma anche il progetto contro la poleomelite ha la sua prima origine, 41 anni fa, per opera di un piccolo club italiano: il Rotary Club di Treviglio, che, tramite il suo presidente Sergio Mulitisch, propose alla Convention di Roma del 1979 l’idea di vaccinare contro la poliomielite i bambini dei Paesi in via di sviluppo.
Il progetto, subito accettato dal board della sede centrale di Evanston del Rotary International, fu dapprima riservato ai soli club italiani che, a proprie spese, provvidero alla raccolta dei primi vaccini da inviare nelle Filippine. Poi, però, il progetto ebbe così tanto successo che il Rotary decise di coprire tutto il mondo con il programma di vaccinazione «Polio Plus».
Oggi, forti della circostanza che Albert Sabin, rotariano di Cincinnati, padre del vaccino orale, ha lasciato in eredità al Rotary International l’utilizzo del suo vaccino e grazie anche alla collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unicef, nonché all’apporto finanziario della Fondazione Bill e Melinda Gates che ha raddoppiato i fondi raccolti e messi a disposizione dalla Rotary Foundation aggiungendone di propri, la poliomielite può dirsi praticamente eradicata dal mondo, restando solo pochi focolai isolati.
«Con l’Alzheimer ci proponiamo di fare lo stesso» commenta il dott. Pier Luigi Di Giorgio di presidente del Rotary Club Roma Capitale.
Da dove cominciare? Dal convegno intitolato «Invecchiare in salute: quali percorsi?» organizzato dal Rotary Club Roma Capitale venerdì 24 gennaio 2020, dalle 14,30 alle 19.00, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica a Palazzo Giustiniani a Roma in Via Dogana Vecchia 29.
Il convegno-evento, realizzato grazie alla fattiva collaborazione della senatrice Paola Binetti, è organizzato dal Rotary Club Roma Capitale (distretto 2080) con la partecipazione (ad oggi) di 20 differenti club appartenenti a 5 diversi distretti italiani del Rotary International.
«Non è un convegno medico-scientifico a favore di qualche casa farmaceutica, ma è un convegno “rotariano”» puntualizza il responsabile e portavoce del Progetto Alzheimer del Rotary Club Roma Capitale.
E con ciò il dottor Renato Boccia intende dire che il convegno si occuperà di un problema attuale di grande interesse sociale per il quale il Rotary è in grado di fornire una lettura del problema alla luce dei valori che propugna, quali il «servire al di sopra di ogni interesse personale».
Il Convegno vuole mettere in luce che la senescenza non può essere un problema solo per la famiglia del malato, ma è necessario stimolare gli enti e le istituzioni competenti a mettere in atto tutti gli strumenti di prevenzione possibili, ragione per la quale diventa fondamentale una corretta informazione.
Il primo passo, infatti, è sensibilizzare i media e l’opinione pubblica. Il Convegno si prefigge di aumentare l’informazione e la conoscenza delle malattie neurovegetative della terza età come strumento per ridurre l’emarginazione ed il pregiudizio sociale nei confronti delle persone colpite da tali patologie e dei loro familiari. Per permettere loro la partecipazione, per quanto possibile, alla vita attiva della comunità.
In Italia ci sono 1,2 milioni di malati conclamati di Alzheimer e oltre 700 mila persone che ancora non sanno di essere malati. E nel mondo i malati sono addirittura 49 milioni, il che equivarrà a dire tra 10 anni un nuovo malato ogni tre secondi. «Cifre che devono far pensare e che devono essere prese seriamente in considerazione» conclude il presidente del Rotary Club Roma Capitale.