Manovra: i calciatori rifiutano di pagare il contributo di solidarietà

Guadagnano milioni di euro ogni anno ma non sembrano affatto sensibili ai problemi del Paese.Le stelle del pallone  non ne vogliono sapere: quel contributo di solidarietà non hanno alcuna intenzione di pagarlo, come lascia intendere Tommasi.
E i club fanno altrettanto, con Galliani che minaccia: “Giocherà la Primavera”.Il contributo di solidarietà è una tassa a tutti gli effetti anche se il nome scelto dall’esecutivo è così suggestivo che potrebbe trarre in inganno. Colpirà tutti coloro che, ogni anno, incassano più di 90mila euro. Considerando che la media degli stipendi di tutti i giocatori della massima serie, compreso il panchinaro che, per quanto gioca, somiglia più a un abbonato che a un calciatore, è di 1milione e 300mila euro, pare chiaro l’interesse sulla vicenda.

Ma le star del calcio italiano non sembrano essere poi così sensibili ai guai finanziari del Belpaese. E le società, dal canto loro, sono già schiacciate dal pressing del Fairplay finanziario e rimandano al mittente qualsiasi ipotesi di sobbarcarsi l’ingente spesa.Per fare qualche esempio sull’entità delle cifre di cui si sta parlando, ecco quanto Roma chiederà ai top player secondo La Stampa: In casa Juventus, Gigi Buffon, forte dei sui 10,5 milioni di euro all’anno, potrebbe ritrovarsi senza 530mila euro. All’Inter, Julio Cesar dovrebbe rinunciare a 400mila euro. Restando a Milano, sponda rossonera, Zlatan Ibrahimovic potrebbe vedersi decurtati ben 800mila euro. Il capitano giallorosso Francesco Totti, infine, rischia di perdere 400mila euro.Galliani: “Noi non paghiamo. Piuttosto mandiamo in campo la Primavera”
Soldi, tanti soldi. Che i club non metteranno a bilancio, come assicura Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan: “I calciatori possono fare quello che vogliono ma di sicuro quei soldi non verranno sborsati dalle società. Su questo tema sono intransigente. Possono scioperare anche per tutta la vita, vorrà dire che manderemo in campo la Primavera”.

L’ad rossonero esclude qualsiasi ipotesi di compromesso: “Perché un lavoratore che guadagna 3.500 euro al mese con a carico moglie e figli deve tirar fuori di tasca sua il contributo di solidarietà e un calciatore che ne guadagna 20mila, no? – si chiede Galliani sul quotidiano torinese – Questa è una tassa straordinaria e non ha niente a che vedere con il netto o il lordo. La mia intenzione è non sborsare un euro. Se qualcuno non è d’accordo può sempre farmi causa.

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