Amianto, da rifiuto a risorsa. L’idea di Microwaste: “Trasformare l’amianto in materiale edile”

La Microwaste S.r.l. è una società che sviluppa macchinari innovativi per il trattamento dei rifiuti. Si tratta di una start up di I3P, l’incubatore universitario italiano di Torino, attualmente in fase di sperimentazione industriale e non ancora commerciale, che si concentra sui rifiuti contenenti amianto trasformandoli in un materiale sicuro.

Il trattamento termico elimina completamente la cancerogenicità dell’amianto stesso, generando una materia prima secondaria, non nociva per l’uomo e per l’ambiente.

Tale tecnologia è strategica. Da un lato, il Parlamento europeo ha auspicato l’impiego di metodi alternativi alla discarica per la gestione dell’amianto; dall’altro, all’attuale ritmo di rimozione, si prevedono almeno altri 80 anni per ottenere la completa rimozione di questo pericoloso rifiuto dai luoghi di vita e di lavoro.

Questa nuova realtà  nasce da un’idea di Fabio Desilvestri, 34enne, componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) dal 2015, per risolvere il problema dei rifiuti contenenti amianto, in modo ecologico.

“Mi complimento con il giovane Fabio Desilvestri, molto attivo in Ona Piemonte, un territorio che costituisce l’epicentro del dramma dell’amianto. Ricordo che proprio a Casale Monferrato, e nelle città limitrofe, vi è la più alta incidenza di mesoteliomi, tumori polmonari, alla laringe, faringe, esofago, fegato, colon e all’ovaio e per non parlare dell’asbestosi, placche pleuriche ed ispessimenti pleurici e le complicazioni cardio-vascolari. Ritengo che soltanto con la bonifica si possa realmente realizzare la prevenzione primaria che è l’unico strumento per battere le patologie asbesto correlate ed è quindi eccellente il lavoro di Fabio, che noi sosteniamo, fermo restando che l’Associazione ha carattere non lucrativo.”, ha sottolineato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona.

Il metodo converte i rifiuti contenenti amianto in un materiale sicuro mediante impianti mobili. Il processo di inertizzazione consiste nel riscaldamento ad alte temperature dell’amianto (1000-1500 °C), che ne modifica completamente la sua struttura chimica e lo rende innocuo per l’uomo e l’ambiente. Tale trattamento permette di eliminare completamente la cancerogenicità di questo materiale generando una materia prima secondaria, che, aggiunta al cemento, crea uno speciale composto da costruzione con proprietà simili al cemento pozzolanico.

Fabio Desilvestri come è nata quest’idea di Microwaste?

Conosco da tempo i problemi generati dall’amianto, sia per esperienza professionale che di volontariato con l’Osservatorio Nazionale Amianto. Sono entrato in contatto con il Prof. Ryszard Parosa, scienziato polacco, che aveva collaborato allo sviluppo di una tecnologia per il trattamento dell’amianto. Ho quindi proposto a lui e ai suoi soci di occuparmi dell’industrializzazione della tecnologia, da lì ne è nata rapidamente un’interessante collaborazione.

Cos’ha di particolare questo impianto di Microwaste?

La particolarità del nostro impianto è la sua mobilità: può essere installato presso il cantiere di bonifica, favorendo quindi una filiera corta di smaltimento. La tecnologia è già stata testata all’estero e ne è stata verificata l’efficacia.

Qual è il vostro obiettivo?

Quello di dimostrare agli Enti italiani l’efficacia del trattamento sul campo, e non solo a parole, attraverso una specifica sperimentazione.

Da chi siete stati affiancati?

Il supporto principale lo abbiamo ricevuto da I3P, Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino; in particolar modo siamo stati supportati dall’Ing. Leo Italiano, Business Coach presso I3P. La fase di selezione per poter accedere all’Incubatore è stata impegnativa, ma ne è certamente valsa la pena. Altro valido affiancamento è stato ricevuto dal programma “Mentoring for International Growth” della Camera di Commercio di Torino: grazie al loro supporto stiamo lavorando attivamente alla nostra internazionalizzazione.

Che tipo di riscontro pensate di avere da parte del pubblico?

Abbiamo già avuto davvero un ottimo riscontro, anche perché il problema ambientale è sempre più nella coscienza dei cittadini, per fortuna.

Quale tipo di supporto credete sia opportuno per la prosecuzione di successo di una startup?

Supporto istituzionale relativamente agli aspetti normativi. Può capitare infatti che un determinato progetto innovativo trovi ostacoli a causa di un “grigio” normativo su quella specifica materia, lasciando l’Imprenditore impotente.

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