Non c’è pace nel rapporto tra Lega Nord e Silvio Berlusconi. Dopo le bordate del Senatur accompagnate da minacce di far saltare la regione Lombardia se Berlusconi non stacca la spina al governo Monti, oggi è la volta di Matteo Salvini a dire no ad un alleanza Lega-Pdl alle prossime amministrative se ‘non muta il quadro politico nazionale’. “Come fai ad allearti a livello regionale con chi ti prende a schiaffi a livello nazionale?”. Il mantra dei lumbard è sempre lo stesso: Berlusconi deve togliere subito la fiducia al governo di Mario Monti altrimenti la Lega correrà da sola alle prossime elezioni amministrative. Ma il Cavaliere, almeno per ora, sembra essere sordo alle richieste leghiste. “Il Pdl continuerà a sostenere il governo tecnico”. Una guerra di nervi che rischia di logorare un rapporto già labile e provocare un terremoto nelle urne alle elezioni di primavera. Il rischio che corrono al nord i due partiti è quello di ‘perdere’ molte amministrazioni locali. Una eventualità che non preoccupa più di tanto Salvini. “La coerenza vale qualche sindaco e la Lega farà bene anche da sola, come dimostra Tosi a Verona”, ha precisato l’eurodeputato leghista. Una verve ritrovata anche grazie alle indicazioni positive che vengono da un sondaggio realizzato da Demopolis, per la trasmissione ‘Otto e Mezzo’ su La7. Due sono i dati ‘politici’ che emergono con forza da questa ricerca: la Lega Nord guadagna punti percentuali stando all’opposizione ma elettori vogliono un cambio della guardia nella guida del partito. Insomma Bossi deve andare via e cedere la segreteria a Roberto Maroni che per la prima volta lo supera di un punto percentuale nel gradimento degli elettori leghisti.
I Numeri del sondaggio. Il Carroccio negli ultimi due mesi recupera due punti percentuali e si attesta al 10%. Ma sei elettori su dieci ritiene oggi necessario un rinnovamento dei vertici. Per la prima volta Umberto Bossi perde la fiducia degli elettori leghisti e viene scavalcato di un punto percentuale dall’ex ministro dell’Interno. Il consenso della Lega negli ultimi sei anni è stato piuttosto altalenante: dal 4,6% delle elezioni politiche 2006 al 10,2 delle Europee sino al 13% di un anno fa, quando avrebbe quasi sfiorato, in caso di elezioni, i 5 milioni di voti. Poi, una progressiva riduzione che aveva riportato la Lega sotto l`8% nei primi giorni dello scorso mese di novembre. Dall’indagine emerge una insofferenza della base per alcune scelte fatte da deputati e senatori leghisti: il 66% segnala il voto di molti parlamentari sulla mancata autorizzazione a procedere per Nicola Cosentino; il 53% segnala il supporto a Berlusconi nei provvedimenti sulla giustizia. Decisamente non apprezzati, dal 40%, risultano anche gli investimenti finanziari del partito in Tanzania. Ma c’è anche una richiesta di cambiamento nella classe dirigente del partito.
La Lega è oggi il partito più antico presente in Parlamento, l’unico da oltre vent’anni con lo stesso nome e lo stesso leader: il 62% dei suoi elettori ritiene oggi necessario un rinnovamento dei vertici, attraverso un congresso federale. Secondo il sondaggio resta alta (75%) la fiducia in Umberto Bossi ma per la prima volta, viene scavalcato di un punto percentuale da Roberto Maroni, apprezzato dal 76% dell`elettorato leghista. L’ex Ministro degli Interni supera il Senatur nella fiducia degli italiani, ottenendo il gradimento di quattro cittadini su dieci.
Amministrative di primavera. Se a Verona Tosi potrebbe farcela da solo, più rischiosa appare la sfida in altre aree del Paese. Per il 58% degli elettori, la Lega dovrebbe comunque correre da sola; il 25% vuole un’alleanza con il Pdl.