Anche i vincenti della globalizzazione hanno votato la Lega

Non solo i dimenticati, ma anche i vincenti della globalizzazione hanno votato Matteo Salvini. Nei giorni successivi al voto si sono riempite intere pagine di giornali per analizzare il nesso tra i successi di Lega e 5 Stelle e il territorio dove hanno riportato il loro successo elettorale, il Nord per i primi e il Sud per i secondi. Un tema però non è stato sufficientemente analizzato, e riguarda il gran numero di voti raccolti da Salvini al Nord del Paese e gli imprenditori protagonisti della ripresa economica.Se si da uno sguardo a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna dove i livelli di produzione industriale ed esportazioni, non solo sono sostenuti ma sono in costante crescita, ci si accorge che i voti della Lega sembrano quasi sovrapporsi , quasi facessero un pezzo di strada insieme.Da ciò se ne deduce che Salvini al Nord non ha preso solo i voti degli sconfitti dalla globalizzazione (piccole imprese, artigiani), ma al contrario ha saputo canalizzare su di sé il consenso anche di quelle aziende che dalla globalizzazione hanno saputo trarre grande vantaggio, aumentando la loro produzione, della quale più del 70% destinata ai mercati internazionali. Questo vuol dire che l’apertura dei mercati, lo sviluppo del commercio internazionale hanno favorito molte aziende mettendole al riparo dalla dipendenza dei mercati interni. Ma perché questi imprenditori avrebbero votato Lega? Qualcuno ha detto che essi esportano alla grande, pur rimanendo legati ad una sorta di patriottismo economico.E’ come se si volesse la botte piena e la moglie ubriaca. In altri termini vivono e producono in un’economia aperta, sfruttandone con abilità gli spazi di crescita, ma non si condivide in toto la globalizzazione e si abbraccia una visione securitaria per contenere l’impatto dell’immigrazione.Un doppio binario che si accompagna anche con il calo di fiducia verso l’Ue che coinvolge un pò tutti i ceti sociali. Infine un giudizio positivo sulle amministrazioni locali guidate dalla Lega, che chiude in un certo qual senso il cerchio del nuovo consenso.

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