Andrea Orlando e ‘le elezioni del nostro scontento…’

“In politica, la cosa peggiore è perdere quando puoi vincere”, dice una militante abbracciando il grande sconfitto, Andrea Orlando, che aveva creduto nella vittoria. E invece il centrodestra, malgrado lo tsunami giudiziario che ha coinvolto Giovanni Toti, si tiene stretta la Liguria dopo uno spoglio al cardiopalma. Ma i voti non contano, tanti o pochi, Marco Bucci è il nuovo governatore, anzi, come si autodefinisce, “il sindaco della Liguria”. C’è sconforto e rabbia nelle parole del candidato del centrosinistra, uomo di punta del Nazareno, politico di lungo corso, ex giovane comunista e più volte ministro. “Ho fatto da cavia. Abbiamo provato sulla nostra pelle quel che può accadere senza una coalizione ben strutturata alle proprie spalle. Puoi essere unito fin che vuoi a livello locale, e noi lo siamo stati, e io ne sono orgoglioso. Ma – osserva Orlando – se non c’è qualcuno che tira le fila a livello nazionale, è come correre con dieci chili in più sulla schiena”.

Il concetto è chiarissimo. “Se i renziani, anche senza simbolo di partito, fossero entrati nella mia lista personale, a quel punto si sarebbe inalberato Calenda, in perenne competizione con Renzi. Anche Italia Viva ligure non era neutrale in questa dinamica. A partire da agosto, una settimana dalla chiusura delle liste uno dice no tu no, e un altro pone dei distinguo, un altro ancora va per i fatti suoi. Senza una cabina di regia nazionale – dice – è come fare un cubo di Rubik”. Orlando non la nomina,  ma il suo pensiero va alla segretaria dem, Elly Schlein. “A partire dall’inizio dell’estate, la gestione non ottimale del riavvicinamento con Italia viva, ha creato tensioni anche all’interno del Partito democratico”.

Non può negare il tracollo dei 5Stelle, con Beppe Grillo che non va alle urne e ‘consiglia’ ai suoi di fare altrettanto. “Se una forza politica perde voti è sempre un problema. Ma come risolverlo, spetta solo a loro. A me, e credo di non essere il solo, è senz’altro sfuggito qualcosa della tempistica con la quale è stata gestita la crisi interna del Movimento. Il modo poi è stato quanto meno discutibile. Cosa dirò a Conte quando lo rivedo? Mettetevi d’accordo tra voi. Su cosa volete, e cosa volete diventare. Perché altrimenti, le vostre tensioni si scaricano sull’intera coalizione”.

Orlando è lucido:  “Spero almeno di essere stato utile. Se la stessa situazione dovesse riproporsi a livello nazionale, la sconfitta sarebbe certa. La destra si coagula sempre e comunque dietro a un leader, prima Berlusconi poi Giorgia Meloni. Noi, con le nostre pluralità e le nostre differenze, dobbiamo a tutti costi trovare un modo per stare uniti a livello nazionale. Trovando stabilità al momento del voto, come fanno loro. Non possiamo – ripete il candidato sconfitto – avere ogni volta una coalizione a geometrie variabili, che cambia a seconda delle situazioni e dei territori. Questo ci toglie credibilità”. Il suo Pd, però, è andato bene. “Proverò a far capire a tutti che i nostri elettori ci chiedono soprattutto unità”.

‘Sono contento per la Liguria soprattutto, per i cittadini, perché hanno detto chiaro e tondo che vogliono crescere, continuare. Rifiutano i signori del no e che non vogliono fare le infrastrutture e le cose’, dice il neo-governatore:   “Ora abbiamo da fare cinque anni di grande lavoro. Genova non sarà lasciata da parte come qualcuno ha detto e scritto. Il presidente della Regione Liguria deve occuparsi di tutti i cittadini. Lo faremo con forza, determinazione e orgoglio”.

Ringrazia il competitor Orlando che lo ha chiamato per complimentarsi. “È stato molto gentile e questo gli fa onore”, ma, ha aggiunto, “non mi sono piaciuti i toni di questa campagna elettorale”. Bucci, convinto di poter vincere fin dal 10 settembre,  ricorda di essere stato insultato (“mi hanno dato del cretino”) e di essere stato accusato di falsità anche da parte di leader di partito. A domanda sul candidato sconfitto del centrosinistra, sorride. “Se fossi Orlando dopo il veto di Conte e lo strappo di Grillo prenderei i miei cari amici e gli farei un mazzo così. Ma non voglio fare il suo lavoro. Se le persone in una coalizione si permettono di comportarsi così non ci siamo. I panni, come si dice, si lavano in casa. Certamente, se fossero stati con me o andavo via io o andava via la coalizione”.

Bucci non si sottrae a una riflessione sull’astensione, che ha raggiunto i picchi massimi nei comuni alluvionati: “L’astensione è certamente un problema. Abbiamo lavorato molto per portare a votare tutti. Bisognerà capire bene perché non hanno votato. Magari perché qualcuno ha sempre detto le stesse cose. Vedo un disappunto perché abbiamo tanti cantieri e nella storia si sa che quando si fanno tanti cantieri c’è gente che non gradisce il disagio. Certamente il Pd ha acquisito parecchia forza. Non penso che ci sia un divario, bisogna che ne parliamo”.

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