Andrea Viscardi: Viaggio tra arte ed esoterismo

L’arte è un linguaggio espressivo, che traduce il pensiero in immagini e travalica tempio e spazio.

Può trasmettere un’ideologia, avere uno scopo celebrativo, commerciale, ma può anche tramandare e trasmettere concetti celati sotto la soglia di significati evidenti.

Le immagini funzionano allora come richiamo delle idee.

Parliamo di arte e del suo filo invisibile con le tradizioni esoteriche, con il dott. Andrea Viscardi, giornalista, direttore di ProgettoItaliaNews e 25a Ora News.

Nella “Storia dellArte” raccontata da Ernest Gombrich, lautore afferma (paradossalmente ) che non esiste una cosa chiamata arte, esistono solo gli artisti.

A proposito di esoterismo, si può parlare di arte esoterica o di artista esoterico?

L’arte non è esoterica. Non si può parlare di un’arte esoterica come una corrente, uno stile o una compagine compatta.

Lo è l’artista semmai e per lui l’arte è innanzitutto un linguaggio espressivo, una forma di comunicazione visiva che traduce il pensiero in immagini.

In questo senso, esoterismo, arte e artisti si sono sempre intrecciati.

Platone condannava l’arte. Contestava l’uso delle immagini, affermando che la realtà è il riflesso del mondo delle idee, quindi l’arte, che è la concretizzazione della realtà, allontanandosi dalla fonte originaria si allontana dalla verità.

Perché l’artista esoterico si esprime attraverso i simboli?

L’esoterismo è un modo di investigare la realtà interiore, nascosta .

Le sue dottrine si fondano sull’idea che l’uomo sia all’interno del ciclo cosmico, sia “natura vivente” e che vi sia una diretta correlazione tra microcosmo e macrocosmo “come in alto così in basso”.

Facendo parte di questo ciclo cosmico, l’uomo può ascendere a livelli soprasensibili. Per riuscirci, deve tuttavia perfezionarsi con una pratica di trasmutazione interiore, realizzabile attraverso una trasmissione iniziatica.

L’esoterismo si esprime attraverso simboli e archetipi, sia per non consentire ai profani l’accesso a conoscenze riservate a pochi eletti, sia per scampare all’inquisizione e relative condanne per eresia, nei secoli in cui ciò accadeva.

Qual è la differenza fra simbolo e archetipo?

L’archetipo è “l’immagine originaria”, “modello originario” (dal greco archè, origine, principio, e typos, modello, marchio, esemplare) e si contrappone a “stereotipo” (stereos in greco significa solido, rigido, tridimensionale) che significa “copia”, “duplicazione”, “riproduzione.

Per Aristotele l’archetipo era il ponte che poteva attuare il collegamento tra uomo e universo, con dimensioni sconosciute e non altrimenti esprimibili.

E’ un immagine mutevole che narra contenuti fissi e che si riflette nell’inconscio collettivo.

In pratica indica l’esistenza nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti sempre e dovunque.

Il concetto di Grande Madre, ad esempio, che è stato ripreso in varie culture antiche, ha assunto di volta in volta rappresentazioni tra loro molto differenti.

L’archetipo a sua volta si manifesta attraverso i simboli, cioè specifiche immagini psichiche, che vengono percepite dalla coscienza e sono diverse per ogni archetipo.

In questo modo, il simbolo espleta la funzione di trait d’union fra coscienza ed inconscio, sia esso individuale o collettivo.

L’archetipo ha dato vita alle favole .

Il simbolo evoca cose e immagini di un contenuto, che per la massima parte trascendono la coscienza.

In questo caso, le immagini funzionano come richiamo delle idee e il simbolo diviene un veicolo per trascendere, agendo nel profondo e in modi che sfuggono alla ragione.

Con il sistema di simboli, l’uomo entra in contatto con un archetipo dell’inconscio collettivo.

Che nesso esiste fra Cabala e arte

L’uomo ha una conoscenza che va al di là della natura  e del relativismo in cui vive .

Spiegare la Cabala è un’impresa ardua: non esiste alcun testo di riferimento facilmente comprensibile, perché l’essenza cabalistica è volutamente ermetica.

Cabala significa “ricevere”, (la conoscenza trasmessa oralmente solo da Maestro a discepolo).

Possiamo dire che la Cabala è uno strumento di decifrazione, un complesso di codici e sistemi esoterici che consentono di cogliere il significato segreto delle religioni, attraverso gli studi filosofici e religiosi dell’interpretazione della Bibbia.

Lo studio della Cabala ha influenzato tantissimo l’arte. Divenne un mezzo per acquisire l’intuizione necessaria al perfezionamento, ovvero alla elevazione dell’essere umano e alla sua reintegrazione con il mondo superiore.

L’interesse per la Cabala cominciò ad essere significativo alla fine del quindicesimo secolo. L’Accademia neoplatonica di Firenze, fondata nel 1462 da Cosimo de’ Medici e da lui affidata a Marsilio Ficino, fu un centro importante in cui confluirono artisti e intellettuali che ne studiavano i segreti.

Su tutti: Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, Leon Battista Alberti. E ancora, Michelangelo o artisti come il Pollaiolo, Luca Signorelli e lo stesso Leonardo da Vinci. Per non parlare di Botticelli (la Venere e la Primavera sono ricchi di simbologie). Nella “Primavera” ad esempio vi sono nove figure. Il 9 è un numero simbolico che rappresenta la nascita spirituale (nove mesi rimane il feto dentro il ventre materno).

Lequazione genialità e follia rappresenta un denominatore comune che si perde nei tempi. L’equilibrio può essere un limite?

Non esiste un’equazione genio/follia.

Se si vuole pensare a una osmosi tra questi due termini, si può individuare nella capacità dell’artista di proiettare il pensiero al di là della materia .

La sua opera deve essere immanente.

L’equilibrio si concretizza nella ricerca, nell’estrinsecazione del pensiero, nella ricerca, nel quid percettivo, nel simbolismo. Allora sì che folle può essere uguale a geniale.

Quanto è importante che l’arte abbia un’essenza divina e che luomo si riconosca quale emanazione divina?

L’artista vero, è colui che ha trovato l’equilibrio, colui che ha consapevolezza che la parte interiore racchiude l’esteriore.

L’uomo sta intorno al ciclo cosmico, al suo interno.

Egli va alla ricerca di una conoscenza che trascende l’estetica e conosce la bellezza.

Per gli esoterici, la natura è un essere vivente e l’uomo è al centro fra Dio/Natura.

Questo concetto era chiaro ai filosofi del XVI secolo su tutti Leibniz (anch’egli studioso della Cabala).

L’arte può sollevare dalla dimensione terrena e proiettare all’interno di un disegno cosmico nel quale ritrovare il senso dell’esistere, rinnovare delle coscienze e distillare lo spirito.

In questo senso si può inquadrare il divino. La divinità è l’uomo stesso.

Bellezza e arte: Estetica ed etica. Dostoevskij diceva “la bellezza salverà il mondo”. L’ estetica è quella parola magica che dovrebbe rappresentare la bussola dorientamento di ogni artista che voglia trasmettere un messaggio?

Per Platone e per Kant il “bello”, l’estetica erano lo splendore del “vero”, il simbolo del bene etico.

“Kalòs kai agathòs” bello e buono” intesi come “in possesso di tutte le virtù” coincidevano.

La bellezza è ciò che l’artista guarda al suo interno e lo fa vibrare.

L’artista si fa condurre dall’etica, dalla morale, ma poi deve trasfigurare. Se non ci riesce è un artista morto. Deve trasporre il pensiero, non solo l’estetica.

Cosa vuol dire mediocrità in campo artistico?

Mediocrità vuol dire non saper coniugare l’investigazione del pensiero all’etica. L’artista è mediocre quando non è in grado di trascendere l’involucro interiore, di trasformare l’estetica in etica.

Platone, padre della metafisica, dice che il corpo è una caverna che all’interno racchiude l’anima.

L’arte può sollevare dalla dimensione terrena e proiettare all’interno di un disegno cosmico nel quale ritrovare il senso dell’esistere, rinnovare delle coscienze e distillare lo spirito.

Simona Mazza

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