Con un comunicato congiunto, Anfia, Federauto e Unrae hanno espresso la propria preoccupazione per le sorti dell’automotive, che sarebbe stato trascurato dal governo in occasione del decreto Rilancio.
“Nella prima parte della nota congiunta, Anfia, Federauto e Unrae hanno espresso la propria preoccupazione per i limiti del decreto Rilancio, che non metterebbe in campo sostegni decisivi per il settore automotive. “Abbiamo accolto con sorpresa, delusione e, soprattutto, grande preoccupazione, la scelta del Governo, nel recente Decreto Rilancio, di limitarsi al rifinanziamento del fondo per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni. Si tratta di un intervento poco significativo per un’effettiva ripartenza del settore automotive nel nostro Paese”.
Nel comunicato poi si ripercorrono gli effetti del coronavirus sul settore, un settore già in difficoltà prima dell’emergenza sanitaria. Il mercato dell’auto nei mesi del lockdown di fatto si è quasi azzerato, arrivando a registrare un -97,5% nel mese di aprile. I numeri che raccontano l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul settore automotive sono sotto gli occhi di tutti: i livelli produttivi dell’intera filiera in Italia – già in calo da 20 mesi a fine febbraio 2020 – sono crollati del 21,6% nel primo trimestre dell’anno, periodo in cui gli autoveicoli prodotti risultano in diminuzione del 24% rispetto a gennaio-marzo 2019. Il lockdown ha provocato quasi un azzeramento del mercato auto italiano (-85,4% a marzo e -97,5% ad aprile). In pratica, nel bimestre marzo-aprile 2020 le immatricolazioni di auto si sono dimezzate rispetto allo stesso bimestre del 2019 (-51%, ovvero 361.000 immatricolazioni perse) e non è andata meglio per veicoli commerciali e industriali.
Nel comunicato non manca poi una critica diretta indirizzata al governo. “Risulta incomprensibile come in Italia non si faccia nulla per salvaguardare la strategicità e la competitività di un comparto come l’automotive, che esporta oltre il 50% dei suoi prodotti, apprezzati in tutto il mondo per la carica innovativa e la qualità, e che in più occasioni ha dimostrato di fungere da traino per la ripresa produttiva di larga parte del sistema manifatturiero e quindi della nostra economia, e si preferisca andare incontro a un rischio di deindustrializzazione. Un settore che alcuni Paesi europei – con i quali, peraltro, la nostra filiera è profondamente interconnessa – stanno mettendo al centro dei loro Piani di supporto, così da rilanciare i consumi e la transizione verso un modello di mobilità più sostenibile”.