Il Papa, Benedetto XVI, dalla finestra del Vaticano durante l’Angelus ha ringraziato tutti i fedeli ripetendo più volte ”Grazie, grazie”. Piazza San Pietro era gremita di gente proveniente da tutto il mondo per assistere al penultimo Angelus del Santo Padre dimissionario, il primo dopo la sua decisione di lasciare il papato. 50mila persone, secondo la stima del portavoce padre Federico Lombardi hanno ascoltato le parole di Joseph Ratzinger: “Di cuore vi ringrazio tutti per le preghiere e l’affetto di questi giorni. Vi supplico di continuare a pregare per me e per il prossimo Papa, cosi’ come per gli esercizi spirituali che comincerò stasera insieme ai membri della Curia romana”. Un saluto anche ”ai pellegrini di lingua italiana. Grazie di essere venuti coì numerosi!”. Infine un saluto particolare ”all’amministrazione di Roma Capitale, guidata dal sindaco” e un ”grazie a tutti gli abitanti di questa amata città”. ”Al momento di iniziare il suo ministero pubblico Gesu’ dovette smascherare e respingere le false immagini di Messia che il tentatore gli proponeva. Ma queste tentazioni – ha aggiunto il Santo Padre – sono anche false immagini di uomo, che in ogni tempo insidiano la coscienza, travestendosi da proposte convenienti ed efficaci, addirittura buone”. ”Gli evangelisti Matteo e Luca – ha proseguito Benedetto XVI – presentano tre tentazioni di Gesu’, diversificandosi in parte solo per l’ordine. Il loro nucleo centrale consiste sempre nello strumentalizzare Dio per i propri fini, dando piu’ importanza al successo o ai beni materiali. Il tentatore – ha spiegato ancora il Papa – e’ subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realta’ sono il potere e cio’ che soddisfa i bisogni primari”. ”In questo modo – ha osservato Ratzinger – Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta piu’, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni e’ in gioco la fede, perche’ e’ in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita ma, a ben vedere, in ogni momento siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, cio’ che realmente e’ bene?”. Quindi, ha ammonito ancora il Pontefice, ”come ci insegnano i Padri della Chiesa, le tentazioni fanno parte della ‘discesa’ di Gesu’ nella nostra condizione umana, nell’abisso del peccato e delle sue conseguenze. Una ‘discesa’ che Gesu’ ha percorso sino alla fine, sino alla morte di croce e agli inferi dell’estrema lontananza da Dio. In questo modo – ha concluso Benedetto XVI – egli e’ la mano che Dio ha teso all’uomo, alla pecorella smarrita, per riportarla in salvo”.
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