L’emergenza Covid-19 bloccherà le cerimonie, ma non fermerà il ricordo per la strage di Capaci e l’omaggio a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta morti a Capaci nell’attentato di Cosa Nostra nel 1992. Falcone era uno studioso della mafia e aveva capito esattamente il modo istituzionale per annientarla: ‘La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Spero solo che la fine della mafia non coincida con la fine dell’uomo. Se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia. Tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell’appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino, ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia. Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi. Ci si dimentica che il successo delle mafie è dovuto al loro essere dei modelli vincenti per la gente. E che lo Stato non ce la farà fin quando non sarà diventato esso stesso un modello vincente. Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere’, queste, tra le altre, le tristi e forti parole del magistrato ucciso.
In occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Falcone, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha voluto ricordare le vittime della strage e ha voluto rilanciare l’impegno dello Stato nella lotta alla mafia. Soprattutto in un momento difficile come quello che sta attraversando il paese. La crisi economica rappresenta un contesto favorevole per l’infiltrazione mafiosa e il rischio che la criminalità organizzata possa ritagliarsi uno spazio considerevole nel sistema economico italiano è considerevole.
L’omicidio di Giovanni Falcone avrebbe dovuto rappresentare, nei piani di “Cosa nostra”, il trionfo della mafia sullo Stato e sulle istituzioni. Ma quella esplosione a Capaci il 23 maggio del 1992 ha risvegliato le coscienze, ha reso più consapevole la lotta contro la mafia da parte di un popolo resiliente che non si è piegato e che proprio nella ricorrenza di questo anniversario ha deciso di celebrare la “Giornata della legalità”. L’anno scorso a Palermo ho incontrato tanti giovani che 28 anni fa non erano nati, ma che in Falcone e Borsellino hanno visto figure di grande ispirazione, modelli da seguire. Da loro ho avuto la conferma che le “idee restano” anche se “gli uomini passano”. Ma di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tutti i martiri della mafia ci resterà indelebile il ricordo, vivo l’esempio”.
Nella parte conclusiva del messaggio Conte ha parlato dell’impegno dello Stato, consapevole dei rischi legati alla crisi economica e intenzionato a far fallire il piano delle mafie: ‘Oggi non potremo essere in piazza. La ‘Fondazione Falcone’ ci invita a riempire i balconi e le finestre di lenzuoli bianchi per continuare a scrivere la storia di un Paese che continua orgogliosamente a ripudiare tutte le forme di mafie. Adesso più che mai dobbiamo vigilare. Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini. Per questo, di fronte alla pandemia che sta danneggiando il nostro tessuto occupazionale, il nostro sistema produttivo, la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo, a Vito Schifani, a Rocco Dicillo, ad Antonio Montinaro. A Paolo Borsellino, a tutti i magistrati, ai politici, agli agenti delle scorte, alle forze dell’ordine, ai civili, alle vittime innocenti, agli uomini e alle donne che facendo il loro dovere, con amore e dedizione, ogni giorno ci dimostrano che l’Italia è un grande Paese e ci rafforzano nella convinzione che il ‘piano’ delle mafie è destinato a fallire’.