Un passo in avanti decisivo nella lotta al Coronavirus, la scoperta di un team di ricercatori proveniente da più università, dona all’umanità un nuovo alleato insieme ai vaccini nella lotta alla Pandemia.
Sono gli anticorpi monoclonali tetravalenti; la scoperta del Prof. Giuseppe Novelli genetista e luminare della ricerca dell’Università di Tor Vergata, del Prof Pandolfi dell’Universita di Torino e la partecipazione delle università di Toronto, Usa ( Nevada, Washinghton, Renown) ed Estonia.
Di seguito il comunicato stampa dell’Università di Tor Vergata
COMUNICATO STAMPA
ANTICORPI MONOCLONALI TETRAVALENTI CONTRO IL VIRUS SARS-COV-2
La rivista JOURNAL OF MOLECULAR BIOLOGY ha pubblicato online uno studio internazionale sul COVID-19 frutto di una collaborazione internazionale che coinvolge l’Università di Roma Tor Vergata (Giuseppe Novelli), l’Università di Torino (Pier Paolo Pandolfi), l’Istituto Spallanzani di Roma (Maria R. Capobianchi), diverse Istituzioni statunitensi (Università del Nevada, Renown Health e Università di Washington), estonia (Icosagen) e l’Università di Toronto (Sachdev Sidhu).
Il gruppo di ricerca ha identificato e costruito un nuova classe di anticorpi monoclonali (tetravalenti) più potenti e in grado di neutralizzare il virus e le sue varianti anche a concentrazioni molto basse. Malgrado l’attuale disponibilità di diversi anticorpi monoclonali, è infatti necessario continuare la ricerca e la sperimentazione per rispondere alle nuove varianti che emergono e per aumentare le capacità neutralizzante. Gli anticorpi monoclonali tetravalenti colpiscono il virus in più punti e della regione RBD del virus limitando cosi la sua capacità di fuga. Il progetto di ricerca è stato portato avanti grazie al finanziamenti USA (NIH) e canada, della Fondazione Roma e il sostegno della Regione Lazio.
La tecnologia utilizzata è dinamica e flessibile può essere impiegata in futuro per costruire anticorpi monoclonali in breve tempo contro altri virus e altri patogeni.
Molti i benefici che potrebbero derivare dall’utilizzo di questo tipo di farmaci: l’infusione passiva di anticorpi monoclonali tetravalenti come pre-esposizione o profilassi post-esposizione può offrire una protezione immediata dalle infezioni che potrebbero durare settimane o mesi.
Allo stesso modo, il farmaco offrirebbe protezione a soggetti anziani e quelli con condizioni di comorbidità sottostanti incapaci di generare adeguata risposta anticorpale dopo la vaccinazione.
“La progettazione lo sviluppo e la produzione di anticorpi monoclonali di nuova generazione- afferma Giuseppe Novelli, Università di Roma Tor Vergata – è urgente per disporre di terapie mirate in considerazione della fase di ripartenza economica e sociale e consentire agli ospedali di operare a pieno regime. Gli anticorpi monoclonali potrebbero limitare la progressione della malattia durante l’infezione precoce soprattutto per l’emergere di nuovi varianti che sfuggono ai vaccini”.
“Dobbiamo pensare a lungo termine – è il commento di afferma Pier Paolo Pandolfi (Reno e Torino). I vaccini, pur essendo molto efficaci, potrebbero non esserlo più in futuro, perché il virus muta, e quindi è necessario disporre di più armi per combatterlo. La scoperta di anticorpi potenti è importante, ed è fondamentale avviare studi clinici per dimostrare la loro potenzialità nella prevenzione. Dobbiamo anche andare avanti nella ricerca farmacologica, per identificare ulteriori composti e terapie efficaci adesso per Covid-19, e per altri virus che saremo chiamati ad affrontare in futuro”.
“Oggi più che mai la strategia a tenaglia – è il commento di Maria R. Capobianchi (Spallanzani), con più punti di attacco, appare quella più promettente contro questo proteiforme virus. Vaccini, anticorpi monoclonali, e specialmente la nuova classe di anticorpi con più punti di attacco, rappresentano le armi più efficaci che abbiamo oggi per affrontare le varianti che continuamente minacciano la risalita dei contagi”.
Sviluppato fra Italia, Estonia, Stati Uniti e Canada, lo studio è un eccellente esempio di sinergia fra istituzioni di ricerca a livello globale, nonché modello di una partnership virtuosa fra pubblico e privato, grazie di Enti privati come la Fondazione Roma e pubblici (nazionali ed internazionali)