Sì definitivo dell’Aula della Camera al ddl anticorruzione. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 280 voti a favore, 53 contrari ed 11 astenuti. Contro hanno votato M5S e Fi. La Lega si è astenuta. La lettura del risultato della votazione è stata segnata da un lungo applauso levatosi dai banchi del Pd. Il ddl anticorruzione ha preso le mosse da un testo presentato oltre due anni fa da Pietro Grasso, unico atto da parlamentare prima di diventare presidente del Senato. L’Aula della Camera aveva respinto tutti gli emendamenti al ddl anticorruzione. “Soltanto pochi mesi fa sarebbe stato impensabile il risultato raggiunto oggi dal Parlamento sulla lotta alla corruzione per creare strumenti più stringenti contro il crimine. E’ una pagina importante che riavvicina la politica, quando decide, alle aspettative degli italiani”, dichiara il premier Matteo Renzi. Il mio ringraziamento, aggiunge Renzi, va a quanti nel Governo, nella maggioranza, in Parlamento, hanno lavorato per dare strumenti più stringenti contro il crimine. “Corrotti e corruttori tradiscono il Paese. La nuova legge #anticorruzione da oggi rende più forte l’Italia. Il Governo mantiene gli impegni”, scrive via twitter il ministro della Giustizia Andrea Orlando poco dopo il via libera definitivo del ddl anticorruzione. “Con la nuova legge #anticorruzione il falso in bilancio ritorna ad essere un reato punito con sanzioni severe”, scrive ancora via twitter Orlando. La legge prevede pene più severe e il ritorno del falso in bilancio. Le pene per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio aumentano di 2 anni sia nel massimo, passando da 8 ai 10 anni; sia del minimo, da 4 a 6. Questo ha l’effetto di allungare i termini di prescrizione del reato. Riviste al rialzo anche le pene massime per peculato, corruzione per l’ esercizio della funzione, corruzione in atti giudiziari. Il reato di concussione scatta non solo per il pubblico ufficiale, ma anche per l’incaricato di un pubblico servizio. La pena resta da 6 a 12 anni. Chi fornisce le prove o aiuta a individuare gli altri responsabili o il sequestro delle somme rischia una condanna ridotta da un terzo a due terzi. Prevista la possibilità di ricorrere al patteggiamento solo nel caso in cui ci sia stato il versamento anticipato ed integrale del prezzo o del profitto del reato. Il falso in bilancio, con cui spesso vengono costituiti ‘fondi neri’, torna quindi ad essere reato. Ma non un reato di danno, bensì di pericolo: non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver prodotto un danno alla società, come invece chiedevano FI e Ncd. Già il ddl Grasso prevedeva una riscrittura della disciplina in materia. Il testo ora approvato prevede una distinzione tra società quotate e non quotate. Chi falsifica il bilancio di società quotate in borsa, rischia da 3 a 8 anni di reclusione. Per le altre società, nel caso in cui “consapevolmente” si espongano “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero” o li si omettano, la reclusione va da 1 a 5 anni: niente intercettazioni, dunque, previste per i reati con condanne sopra i 5 anni. Per le piccole società che da codice civile non possono fallire è prevista la procedibilità a querela di parte. I fatti di lieve entità sono puniti con il carcere da 6 mesi ai 3 anni; prevista, la non punibilità per particolare “tenuità del fatto”. Per tutti i tipi di società salgono le sanzioni pecuniarie: i vertici rischiano di pagare dalle 200 alle 600 quote. Per l’associazione mafiosa si arriva a 26 anni. Per coloro che fanno parte di un’associazione mafiosa formata da 3 o più persone la reclusione va da 10 a 15 anni (ora 7-12); da 12 a 18 (ora 9-14) per i promotori, gli organizzatori e coloro che dirigono l’associazione mafiosa; se l’associazione è armata, da 12 a 20 (ora 9- 15); per i boss, da 15 a 26 anni (ora 12 – 24). Il Pm che eserciti l’azione penale per i delitti contro la pubblica amministrazione, deve informare il presidente dell’Autorità Anticorruzione dando notizia dell’imputazione. “Questa legge anticorruzione è un’altra occasione persa, anzi sprecata con pervicace volontà. Il nostro voto contrario è stata la conseguenza di una totale chiusura della maggioranza e del Governo. Potevamo avere il daspo per i corrotti, un vero falso in bilancio, e una prescrizione che garantiva la certezza della pena. Inoltre potevamo infliggere un duro colpo agli accordi mafia politica. Nulla di tutto questo è accettabile per chi governa l’Italia, e pagano i cittadini onesti come sempre”. I deputati M5S della commissione Giustizia sono delusi ma non alzano bandiera bianca: “Volevamo anche la figura dell’agente provocatore, perché è necessaria la prevenzione nel campo della corruzione, non solo punire i reati. Siamo molto scontenti da questa chiusura dettata da una accordo tra Pd e Ncd che lede il diritto alla giustizia dei cittadini italiani. Noi continueremo a lavorare con costanza e serietà fino a che non avremo vere norme contro la corruzione perché il Paese muore di corruzione ogni giorno”.