Il ddl anticorruzione divede i partiti e la tensione si è sposata anche nel governo Monti. Il ministro della PA, Patroni Griffi, boccia l’idea di Antonio Catricala, lanciata dalle colonne de ‘Il Messaggero’, sull’istituzione di un supercommissario anticorruzione. “Catricalà pone la questione, reale, del rafforzamento della commissione incaricata della prevenzione della corruzione. In questo momento però ritengo che la priorità assoluta sia la conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge”. Per il ministro, insomma, sono da escludere tutti i rallentamenti che possano ostacolare la rapida approvazione del provvedimento. “Ed è per questo – sottolinea Patroni Griffi – che il governo ha presentato un emendamento soltanto relativo alla repressione della corruzione e quindi alla seconda parte del testo. Di altre questioni si avrà modo di discutere in altri provvedimenti”. Antonio Catricalà risponde a stretto giro cercando di gettare acqua sul fuoco per evitare una rottura con Patroni Griffi. “Se la proposta di istituzione di un nuovo supercommissario contro la corruzione dovesse determinare ritardi nell’iter del ddl anticorruzione, allora si può pensare a inserirla anche nella legge di stabilità”. “Lungi da me rallentare l’iter di questo provvedimento. Questa è la mia ultima intenzione”, spiega il sottosegretario. “Se questa proposta dovesse essere causa di ritardi, allora si può prevedere di inserirla nella legge di Stabilità”.
L’intervista di Catricalà. Nell’intervista concessa al ‘Messaggero’, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio spiega di voler proporre “un vero e proprio commissario per l’anticorruzione, ma senza creare nuove Authority” questo perché “l’autorità che si occupa dell’anticorruzione nella pubblica amministrazione attualmente è priva di effettivi poteri”. Il numero due del governo tecnico ha anticipato che l’emendamento, elaborato con il ministro della Pubblica amministrazione, sarebbe già pronto per essere consegnato al ministro della Giustizia Severino. Il governo pensa ad “un commissario scelto dal governo ed eletto dal Parlamento con la maggioranza qualificata dei due terzi. Dovrà avere poteri ispettivi effettivi e denunciare i casi di malaffare nell’amministrazione pubblica, per non far gravare tutto sull’autorità giudiziaria”. E Catricalà anticipa anche la presentazione di “un disegno di legge di rango costituzionale per rivedere il Titolo V della Costituzione: occorre riequilibrare i rapporti tra i poteri dello Stato e delle Regioni”.