Il giorno 23 maggio 2019 alle ore 18.30 Tibaldi Arte Contemporanea presenta la mostra personale di Antonio Maria Catalani, in arte Holaf, con i testi di Alberto Di Fabio, Erri De Luca e Livia Turco Liveri.
“Le immagini i colori, la pittura di Antonio Maria Catalani descrivono i suoi sogni le sue paure, collage e decollage, di un sentire tumultuoso tra figurativo e astratto tra visibile e invisibile, sempre volto a una ricerca spasmodica. I suoi quadri sono come delle “Visioni dell’anima”, dipinti tramite una pittura graffiante che richiama momenti, sensazioni e percezioni di esperienze vissute, apparizioni di ricordi che vengono da mondi paralleli, sogni di percorsi infiniti al di là della piatta e grigia realtà, per vedere l’orizzonte dell’immaginario. Quello di Antonio è un percorso di ricerca figurativa che si muove tra il caos visivo tipico dello spazio urbano. L’artista dipinge, su uno sfondo ipercolorato, animali e figure antropomorfe con uno stile potente. Una personale forma di espressionismo urbano, in cui lo spirito delle Street Art viene evocato come ricordo di un passato che non c’è più. Un passato nel quale la libera espressione urbana aveva un valore sociale coincidente con la condivisione artistica. Una condivisione sempre più rara. La forza del giovane artista è una forza senza pace, che è generatrice di moderni dogmi esistenziali e nello stesso tempo universali, che trovano pace solo nella creazione dell’opera stessa. L’opera come rigeneratrice, di una nuova filosofia, la ricreazione di un mondo perduto, distratto, nevrotico e in continua contraddizione con se stesso. Il piacere assoluto si prova nell’insieme ritmico della serie di opere qui presentate. Come l’insieme degli atomi creano l’Universo, le note, gli accordi, i graffi della pittura di Antonio inducono lo spettatore a percorrere vari livelli di coscienza della propria esistenza pronti per l’elevazione dl proprio spirito.” (Alberto Di Fabio, La Pittura graffiante di Antonio Maria Catalani)
“Nelle opere di Antonio c’è una rissa irrisolta, attraverso la raffigurazione. La esprime, ma non se ne libera, perché sente di non consistere in quelle opere. È un punto di vista esigente verso se stesso, non si compiace, non si da per promosso. E malgrado la sua insoddisfazione in quei quadrati al muro si vede la mano sicura di chi possiede un mezzo e lo piega al suo pensiero e istinto. Ribolle eppure governa la materia che gli da alla testa, ha volontà di conoscere i suoi limiti, ma i propri si esplorano solo a rischio di sbandare.” (Erri De Luca)
“La pittura di questo giovane, in molti suoi esempi, è un continuo rispecchiamento in parallelo dei diversi macro componenti del quadro; perfino quando cita esplicitamente la declinazione pop e iconica dei soggetti scelti, rimanda comunque la visione ad un meccanismo di frammentazione, quasi il frangersi di uno specchio, che gli consente di ricreare la propria figurazione, la propria intima ricostruzione dei fatti. Anche nelle opere in mostra, realizzate con una più chiara ascendenza pop, persiste la scomposizione di immagini viste, stampate, spezzate, scaricate dal net, e la loro elencazione dinamica sulla quale interviene pittoricamente Catalani a ribadire il ritmo precipuo della composizione.” (Livia Turco Liveri)
Antonio Maria Catalani, figlio d’arte, nasce a Roma il 20 giugno del 1988. Sua madre, suo nonno materno e il padre di suo nonno lasciano ad Antonio l’anatomia residua delle loro tele. L’odore respirato, fin da piccolo, dei colori a olio gli concede l’ingresso in un mondo che anima da subito i suoi sogni. Non accetta barriere. Nelle sue opere rincorre l’anarchia e la protesta della “Giovane Arte”. Senza essere visto, si nutre avidamente con gli occhi di linee, colori, luci e ombre, tutte appartenute al suo potente passato. Ma è nel viaggio, inteso come tale, che Antonio cerca le basi per le sue opere: ciò si può vedere nella differenza, spesso totale, dei soggetti e nelle tecniche usate per completarli. Spesso, ad ogni viaggio corrisponde una serie di opere palesemente contaminate dal luogo dove vengono realizzate e questo smuove l’animo dell’artista. Per Antonio il tempo brucia, è corto e nelle sue opere è scritta la sintesi, a volte simbolica. Partito da un percorso inverso, quello di autodidatta, risale l’intero bagaglio pittorico abbandonando tempo e spazio, senza paura di giudizio, come sulla sabbia la risacca.