Antonio Murro è figlio di quelli che un tempo si chiamavano “fini dicitori”, gloria e vanto della tradizione musicale e della canzone napoletana che si scopre a soli quattro anni chitarrista per emulazione filiale. E’ quindi un musicista autodidatta che perfeziona le sue conoscenze sotto la guida di Maurizio Pica che lo spinge e lo motiva ad utilizzare anche la voce come strumento. Affrontare la musica napoletana è un compito arduo che richiede capacità, passione ed anche follia che lo porta a rivisitare la melodia in nuovi tratti ritmici, come ad esempio il jazz. Nasce quindi su tali basi il progetto: Napoli, Classica s Jazz. Dodici sono i brani riproposti nel cd e provenienti da Murolo, Bovio, E.A.Mario, Tagliaferri come Canzone appassiunata a Caruso, passando per Marechiare, Piscatore ‘e Pusilleco, Napulitanata, ‘A vucchella, ‘A rumba d’ ‘e scugnizze, Era de maggio, ‘E spingule frangese, Maruzzella, ‘O surdato ‘nnammurato e Voce ‘e notte. E sul palcoscenico del Trianon di Napoli il 4 aprile, Antonio Murro presenterà questo suo ultimo lavoro con l’autore degli arrangiamenti Sergio Esposito al piano e tastiere, Vittorio Riva alla batteria, Pasquale De Angelis al basso e Carlo Fimiani alla chitarra. Il disco, prodotto da Azzurro service, intende confrontarsi con il mercato internazionale. Spiega il produttore Eduardo de Bury: “Vogliamo esportare all’estero i classici della canzone napoletana in questa “veste” più internazionale che mantiene però inalterate la passione che li innerva e il profumo della tradizione: di qui il titolo scelto in inglese”. Antonio Murro ha da sempre collaborato con mostri sacri come Eduardo De Filippo, come ad esempio nel ruolo di Ariele nella riduzione in napoletano del grande commediografo de La tempesta di Shakespeare, Roberto De Simone, Garinei&Giovannini, Bruno Garofalo, Armando Pugliese, Tato Russo e Peppe Vessicchio. Nei suoi concerti ama attraversare i “generi” interpretando arie d’opera, evergreen americani, musica popolare e canzoni classiche napoletane. Uno spettacolo al Trianon a cui assistere.
Marco Novellino