La manifestazione dei gilet arancioni svoltasi sabato 30 maggio è stata organizzata e diretta da Antonio Pappalardo, leader dell’omonimo movimento politico comparso per la prima volta nelle recenti elezioni regionali dell’Umbria.
Nato a Palermo nel 1943, il nome di Antonio Pappalardo è già noto alle cronache in quanto a lungo ufficiale dell’Arma, nonché deputato e uomo di Governo negli Anni ’90. Nel 2006 si è congedato dai Carabinieri con il grado di generale di brigata. E’ stato presidente del Cocer, istituendo il sindacato dei militari. Fecero scalpore alcune sue dichiarazioni che paventavano la possibilità di un colpo di stato.
Le sue prime esperienze politiche risalgono come detto già agli anni ’90: nel 1992 venne eletto deputato come indipendente nelle liste del PSDI, diventando vicepresidente della Commissione Difesa. Si è poi candidato a sindaco di Pomezia con Solidarietà democratica, movimento politico da lui fondato, che prese il 13%. Nel 1993 venne nominato sottosegretario di stato alle Finanze del Governo Ciampi, incaricato da cui venne destituito dopo pochi giorni. Aderì al Patto Segni e nel 1994 si candidò come indipendente con Alleanza Nazionale alle elezioni europee. In anni più recenti, ha tentato di candidarsi al Senato nel 2001 con la Lega d’Azione Meridionale e nel 2008 con il Movimento per le Autonomie.
Il generale ha combattuto tutte le battaglie populiste di questi ultimi anni: ad esempio quella contro il Parlamento illegittimo, quella contro le banche che rubano i soldi degli italiani, quella contro le vaccinazioni obbligatorie e quella del Popolo Unico.
Il generale tempo fa trasmise un videoa mezzanotte, l’ora delle sue meditazioni notturne. ‘Era il sei febbraio del 2000, ho una villetta fra Roma e L’Aquila dove trascorrevo e tutt’ora trascorro i miei weekend. Quella sera mia moglie ed io dopo mangiato ci siamo inerpicati per il sentiero che porta verso il paesello di Civitella. La strada era totalmente al buio, il sentiero era illuminato solo dalle stelle, quando improvvisamente a cento metri di distanza si è profilata la di un uomo alto circa due metri. Mia moglie ha avuto paura e mi ha invitato a tornare indietro. Ho detto a lei non è il caso, andiamo avanti sono un Carabiniere e sono capace di affrontare pericoli di ogni genere’. Così inizia il racconto della sera in cui il rivoluzionario generale dei Carabinieri in Pensione (ed ex parlamentare con vitalizio) ha incontrato un alieno.
Estrema destra e covid-scetticismo, rabbia sociale e aspirazioni autarchiche, crisi economica e il ritorno dei ‘gilet arancioni’. Da Milano a Bologna, da Torino a Roma è scesa ieri in piazza l’ala più dura degli antigovernativi. Il grido è “libertà”, persino dall’obbligo della mascherina, perché “il virus è un trucco” usato per imporre un nuovo ordine sociale. Dunque, via i primi veri, grandi assembramenti a volto scoperto nel Paese dallo scoppio della pandemia. E subito sono fioccate le identificazioni e arriveranno le denunce per avere violato il divieto di assembramento e per manifestazione non autorizzata. Erano in centinaia accalcati in piazza Duomo i ‘gilet’ guidati dall’ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, già vicino al movimento dei ‘Forconi’ e anche lui denunciato per la violazione del decreto contro la diffusione del Covid-19. Antigovernative e antieuropeiste le parole d’ordine: no all’esecutivo Conte, sì a un “governo votato dal popolo” e perfino a un “ritorno alla lira italica”.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala s’è rivolto al prefetto: vanno denunciati perché una manifestazione come quella “è un atto di irresponsabilità in una città che sta faticosamente cercando di uscire dalla situazione in cui si trova”. Condanna anche dal capogruppo M5s lombardo Marco Fumagalli: “Se da domani aumenteranno i contagi chi sarà il responsabile?”. Il senatore di LeU Francesco Laforgia si rivolgerà direttamente alla ministra Lamorgese, perché “la piazza a Pappalardo non andava concessa”. Stesso clima a Torino: manifestazione senza intoppi, ma anche qui volti scoperti. A Bologna per garantire il distanziamento è dovuta intervenire la polizia. A Firenze invece 250 i ‘gilet’ in piazza, ma quasi tutti con le mascherine.
A Roma il bilancio di denunciati e identificati è a quota 70 e sono anche al vaglio le sanzioni legate al Covid: al netto delle mascherine mancanti, in strada si sentivano accenti da tutte le Regioni, in spregio al divieto di mobilità. Nella Capitale la manifestazione s’è tinta di nero: circa 200 persone in Piazza Venezia – in testa il gruppo ‘Marcia su Roma’, ma anche esponenti di Casapound – hanno tentato di raggiungere Montecitorio ma sono stati bloccati dagli scudi della polizia in assetto antisommossa, non senza qualche attimo di tensione. Poi nel tentativo di aggirare il cordone di scudi sono arrivati, sfilacciandosi di corsa in un improvvisato corteo, fin quasi al Vaticano per poi essere imbottigliati, identificati e dispersi.