La rinascita di Forza Italia si deve ad Antonio Tajani, uomo tranquillo e pacato, dotato di equilibrio e bravo mediatore. Lo si è visto alle tornate elettorali per le regionali in Sardegna e in Abruzzo; in quest’ultima regione ha preso il doppio della Lega di Salvini. Forza Italia con il suo segretario non ama i partiti rissosi e nevrotici. Se guardiamo al quadro nazionale potrebbe avere un risultato molto più significativo esercitando, sia pure in uno scenario del tutto diverso, quella funzione di mediazione e di equilibrio che fu della Democrazia Cristiana. E’ una rinascita dovuta in parte agli innumerevoli errori di Matteo Salvini, che da qualche anno non fa altro che arrampicarsi sugli specchi alla ricerca affannosa di un consenso elettorale, su base nazionale, che va via via scemando. Tutti ricordiamo l’affermazione del Carroccio alle Europee del 2019 con il 34% ed oggi non va oltre l’8 percento. Ha ceduto un patrimonio di voti alla Meloni e FDI, ma ha restituito all’area centrista quello spazio che si era ridotto a lumicino. In questo quadro politico, Tajani e Forza Italia alle Europee di giugno, rischiano seriamente di battere sonoramente la Lega di Salvini. E’ pur vero che quello che fu il partito di Silvio Berlusconi gode di una fitta rete di rapporti internazionali, a cominciare dal PPE, a cui Salvini non può contrapporre altro che rapporti con movimenti nazi/sovranisti, per lo più sconosciuti o inesistenti. E’ evidente che ai centristi non basta aver dimostrato di esserci, ma per guardare al futuro c’è bisogno di ben altro ancora. In primo luogo occorre cercare di aggregare quelle aree di centro che gravitano sia al confine con la destra, che quelle a sinistra, parliamo di Maurizio Lupi e Matteo Renzi con Italia Viva. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Finché la rinata Forza Italia rimane un gruppo coeso intorno ad un ristretto gruppo dirigente guidato dal suo segretario, nulla questio, ma nel momento in cui si affaccia fuori dai suoi confini, si troverà in mezzo alle procelle. Allora a Tajani non resta che consolidare sempre di più la posizione centrista di Forza Italia ed attendere che si consumi la crisi della Lega a guida Salvini e tenere lo sguardo rivolto a Giorgia Meloni per coglierne eventuali reazioni. E’ chiaro a tutti che alla Presidente del Consiglio fa gioco il moderatismo di Forza Italia e l’equilibrio del suo segretario, che assicurano più stabilità al suo governo rispetto ad una Lega in affanno e dilaniata da una crisi interna. E questo ad oggi. Ma se allunghiamo lo sguardo verso un prossimo futuro, Forza Italia per la Meloni potrebbe costituire un ostacolo per la riforma del premierato. Questa riforma non piace a Tajani e ai suoi come non piace ad un ampio parterre politico-istituzionale di altissimo livello. Dopo le Europee, quindi, Tajani inizierà a guardarsi intorno, forte anche di quel 10% che potrebbe ottenere; sulla carta c’è un vasto territorio ancora incolto, che attende solo di essere arato. Ma il pericolo di sbagliare è dietro l’angolo. Per adesso Forza Italia resta alleata a destra, anche se in un futuro prossimo potrà tentare di aprire un varco, proponendosi come potenziale alleato dell’uno o dell’altro schieramento. L’alleanza a sinistra significherebbe l’esclusione di Conte e del suo “ campo giusto “.
Andrea Viscardi