La querelle tra l’Fbi e l’Apple sembra ormai arrivata a un punto morto. Alle continue richieste del Federal Bureau of Investigation di sbloccare l’Iphone di Syed Farook, il killer deceduto responsabile della strage di San Bernardino, la Mela ha ribadito categoricamente il suo no, appoggiata anche dai colossi di internet Google, Facebook e Twitter. Intanto la battaglia è arrivata in tribunale e il Bureau si è appellato al Congresso affinché risolva la questione su quando la legge possa accedere ai dati privati dei cittadini, come riporta il New York Times. Anche la Società californiana precedentemente si era rivolta al Congresso. E’ notizia di ieri che la Apple abbia dato mandato ai suoi ingegneri di sviluppare nuove misure di sicurezza che renderanno ‘impossibile’ accedere a un Iphone bloccato o hackerare iCloud. Sul piatto, secondo la società californiana, c’è il rispetto della privacy dei cittadini che l’Fbi vuole violare.
La settima scorsa il Giudice Sheri Pym ha ordinato alla Apple di indebolire la sua sicurezza in modo che Washington possa sbloccare lo smartphone del killer di San Bernardino. La Apple non è rimasta a guardare e ha infatti presentato anche’essa una mozione per opporsi alla richiesta di accesso. Tim Cook, numero uno della Mela, si è mostrato determinato ad andare fino in fondo alla questione, non escludendo la possibilità di ricorrere anche alla Corte Suprema o di andare perfino da Barak Obama. A suo avviso, quello che Washington chiede è “l’equivalente software del cancro” e un potere pericoloso che violerebbe i diritti costituzionali americani.
Nella guerra contro l’Fbi la Mela però non è sola. Google e Facebook si sono schierate con Apple, riporta la Cnbc citando alcune fonti, secondo le quali i due colossi presenteranno in tribunale mozioni a sostegno di Apple. Ad appoggiare la Mela sarebbe anche Twitter che, secondo indiscrezioni, presenterà una mozione ‘amichevole’ in tribunale a sostegno di Cupertino. Anche l’eterno rivale Microsoft ha messo tutto il suo peso dalla parte di Apple. Brad Smith, il presidente dell’azienda, ha detto di essere “incondizionatamente” dalla parte di Apple, e che la settimana prossima Microsoft presenterà una propria mozione in tribunale a sostegno della Casa californiana.
Se la Apple riuscisse a rinforzare i suoi sistemi di sicurezza – cosa possibile per gli esperti – costituirebbe la più grande sfida di una azienda hi-tech alle forze dell’ordine e all’intelligence. Contro questo muro bisognerebbe dunque trovare nuovi strumenti legislativi per intervenire, visto che la legge su cui fanno affidamento è un provvedimento dell”800, mentre il problema è del XXI secolo. La soluzione però potrebbe trovarsi nel mezzo, ossia varare una norma speciale che permetta di accedere ai dati privati solo in determinate circostanze (come in questo caso). Comunque se i melafonini diventassero inviolabili per tutti, le principali organizzazioni malavitosi – e non solo – avrebbero trovato il loro paradiso dove poter svolgere tranquillamente i loro loschi affari. Certo è che accedere all’iPhone bloccato di un morto è più difficile che accedere alle chiamate dei principali leader politici mondiali. Ma poi che privacy si violerebbe a un morto?
Alessandro Moschini