Nuovo capitolo del caso ex ilva, il Tribunale di Milano chiede ad ArcelorMittal di non fermare gli impianti.
In attesa dell’udienza sul ricorso dei commissari, fissata per il prossimo 27 novembre, il Tribunale di Milano ha chiesto che ArcelorMittal non fermi gli impianti, come invece comunicato dalla società che ha preparato un piano per la chiusura degli altiforni. La nota invita Mittal a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti. Tenuto conto della non adozione di provvedimenti inaudita altera parte le parti resistenti in un quadro di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti, a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il limitato tempo necessario allo sviluppo del presente procedimento.
Intervenuto ai microfoni di Radio Capital, il Ministro Boccia ha presentato la proposta di un prestito ponte a di nuovi commissari in grado di traghettare l’impianto magari fino a una nuova offerta. Nel caso in cui ArcelorMittal dovesse lasciare Taranto, si dovrebbe procedere con “l’amministrazione straordinaria, con un prestito ponte da parte dello Stato”. La gestione sarebbe quindi affidata ai commissari, che dovrebbero rilanciare lo stabilimento per poterlo rimettere sul mercato entro due anni.
Il prossimo 27 novembre è stata fissata l’udienza che riguarda il ricorso d’urgenza presentato dai commissari. Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano che ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso cautelare dei commissari ex Ilva, ha invitato ArcelorMittal “a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dello stabilimento siderurgico. Lo si legge in una nota del presidente del Tribunale Roberto Bichi. Intanto la Procura di Milano indaga anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari, con un focus sul mancato pagamento dei creditori dell’indotto, nel fascicolo esplorativo aperto sull’addio di ArcelorMittal all’ex Ilva, ancora formalmente a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. Filoni questi che si aggiungono a verifiche su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino di materie prime, su false comunicazioni societarie e al mercato.
“Questi signori hanno sulla coscienza presente e futuro dell’Ilva che è Taranto, Genova, Novi Ligure che rappresenta migliaia di imprese e artigiani. Incoscienti, pazzi incoscienti coloro che al governo rischiano di far scappare le imprese che hanno investito in Italia. Prima di stracciare i contratti uno dovrebbe avere l’idea di che cosa fare per l’Italia”. Lo afferma il leader della Lega Matteo Salvini su facebook. “Forse – prosegue – pensavano di mettere a Taranto un parco giochi? Il governo sta facendo scappare le imprese italiane e straniere. E’ un governo tasse, sbarchi e manette ma l’Italia a furia di queste cose rischia di andare a fondo e noi cercheremo di impedirlo con ogni mezzo democraticamente permesso. Alla guida c’è gente che non sa guidare una bici e vuole salvare il Paese. Questi vogliono solo salvare la poltrona di un governo che ha perso credibilità”.
I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil saranno ricevuti questa sera alle 19.30 al Quirinale dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – si apprende da fonti sindacali -, per affrontare la questione dell’ex Ilva e in generale delle crisi industriali.
Se ArcelorMittal non rivede la decisione di lasciare Taranto, per l’ex Ilva scatterà “l’amministrazione straordinaria, con un prestito ponte” da parte dello Stato in modo da riportare l’azienda sul mercato entro un paio d’anni. Così il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha risposto a chi gli chiedeva quale fosse il piano B del governo per l’ex Ilva.
Le aziende dell’indotto dell’ex Ilva di Taranto sono in presidio davanti alla portineria C dello stabilimento siderurgico con dipendenti e mezzi per protestare contro il mancato pagamento delle fatture da parte di ArcelorMittal e per rivendicare la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica dopo l’annunciato disimpegno della multinazionale. Al presidio partecipano gli autotrasportatori tarantini, con i tir parcheggiati all’esterno dello stabilimento, che ieri non hanno escluso di bloccare l’uscita delle merci.
Presenti anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro. Le imprese dell’indotto hanno maturato crediti per circa 60 milioni di euro.
“Stiamo studiando un sistema che consenta alla Regione di pagare le fatture al posto di Mittal e poi subentreremmo come creditori dell’Ilva ma sconsiglio a Mittal di trasformare la Regione Puglia anche in un creditore della loro azienda perché a quel punto li perseguiteremo legalmente ovunque al mondo. Questo modo di fare è vergognoso”. Così il presidente della Regione Puglia. Emiliano nei giorni scorsi aveva ricevuto rassicurazione dall’Ad Lucia Morselli circa il pagamento delle aziende dell’indotto. “Mittal si è impegnato a pagare le fatture. Ci sono i lavoratori delle imprese esterne che hanno fatto prestazioni di beni e servizi e non sono stati pagati. Stanno rischiando di far fallire decine di aziende che sono essenziali per l’economia pugliese. Siccome si sono impegnati a pagare, devono pagare presto”.