Architetti Catania alle istituzioni: quando l’Urban Center deputato alla progettazione?

«In un momento che vede Catania al centro di finanziamenti destinati alle opere pubbliche – grazie ai programmi europei, nazionali e regionali – sentiamo ancora una volta l’esigenza di rinnovare alla politica l’invito lanciato mesi fa: la realizzazione di un Urban Center, “snodo” decisionale e progettuale, attraverso il confronto con i cittadini che vivono il territorio, le associazioni che lo tutelano, i professionisti che lo studiano e le istituzioni preposte alla riqualificazione della città».

Il presidente dell’Ordine degli architetti PPC di Catania Sebastian Carlo Greco interviene sulla necessità di attivare un “polo” su cui far convergere progettualità, visione d’insieme e creatività. «Una metodica, utilizzata già dalle grandi metropoli europee, che consentirebbe una visione armonica – continua il presidente Greco – oggi che ognuno esprime il proprio punto di vista senza alcuna prospettiva sistemica, senza alcun processo convergente, senza scambi costruttivi che possano giovare alla causa e non al mero esercizio di retorica, anche su progetti già esecutivi e pronti per essere avviati. Un luogo dove poter ideare e sviluppare quella visione d’insieme che Catania vuole avere nel medio e lungo termine, superando steccati e barriere innalzate per difendere questo o quell’interesse, con il fine di trasformare una città divisa in compartimenti stagni in organismo complesso e ben collegato in ogni sua parte. Il tutto, con il contributo dei Concorsi di Progettazione in due fasi, che da questo processo potrebbero trarre molteplici spunti, cercando di evitare quella progettazione interna agli Uffici che spesso è limitata da una visione parziale».

Proprio in questi giorni l’Ordine etneo degli Architetti PPC, dopo aver istituito per la prima volta un nuovo Ufficio speciale denominato “Laboratorio interdisciplinare”, ha inviato agli oltre 2mila iscritti una manifestazione d’interesse con l’intento di mettere in evidenza le caratteristiche identitarie dell’Architetto: «L’esercizio che stiamo facendo, ed è lo sforzo che richiediamo anche al mondo della politica – continua Greco – è quello di recuperare quell’intrinseco rapporto tra architettura, arte, cultura e territorio, attraverso una relazione emozionale, un rapporto intenso e creativo. Ciò di cui il territorio necessita per non essere soffocato solo da iter burocratici, normative, numeri legati ai progetti. Vogliamo animare con nuove idee il territorio, lì dov’è più arido, coinvolgendo la cittadinanza attiva, i colleghi, gli attori della città, quelli che la amano davvero e vogliono vederla risorgere».

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