A dieci anni di distanza dall’esplosione dello scandalo degli abusi sessuali che ebbe il suo epicentro a Boston, negli Stati Uniti, l’arcivescovo e cardinale Patrick O’Malley scrive una lettera ai fedeli per fare il punto su una delle più gravi crisi che ha colpito la Chiesa. Un ‘mea culpa’ per gli abusi sui minori che sembra essere più profondo di quello fin’ora documentato. Ma, allo stesso tempo, anche un j’accuse nei confronti delle autorità che ecclesiastiche che hanno saputo rispondere con forze e determinazione. “Dieci anni fa, nei primi giorni del 2002 – scrive il cardinale O’Malley – un problema, più profondo di quanto si sarebbe potuto immaginare, che ha seminato devastazione lungo il suo corso, è esploso nella comunità ecclesiale”. “Come leaders nella Chiesa – spiega il porporato – dobbiamo accettare le nostre responsabilità per queste mancanze e riconoscere chiaramente che la leadership ecclesiale avrebbe potuto e dovuto rispondere più rapidamente e con più forza”. “La nostra Chiesa – spiega il cardinale di Boston – non potrà mai dimenticare la crisi subita per gli abusi sessuali perpetrati dal clero. I giorni traumatici e dolorosi che abbiamo vissuto dieci anni fa ci hanno giustamente spinto ad affrontare la questione con onestà e a mettere in atto molti necessari cambiamenti. Saremo sempre concentrati – ha aggiunto – sulla protezione dei bambini con la massima serietà e attenzione. Siamo una Chiesa chiamata alla missione. Mentre continueremo sempre ad avere cura delle vittime e a rendere la Chiesa l’ambiente più sicuro per tutti, guardiamo al futuro con la fiducia che Dio porterà del bene da questa situazione e offrirà speranza e guarigione a tutte le persone colpite da questa crisi”. Al centro del pensiero di O’Malley ci sono proprio quei bambini che la Chiesa non ha sempre saputo proteggere. Come Chiesa, spiega il cardinale “non potremo mai dimenticare e mai lo faremo, il trauma e il senso di repulsione nell’aver appreso che per decenni i bambini sono stati oggetto di abusi sessuali che hanno devastato le loro vite e quelle dei propri familiari. Dobbiamo continuare a esprimere la nostra profonda tristezza e contrizione per come abbiamo fallito nei confronti di coloro che ci erano stati affidati alla nostra sollecitudine”.