Arezzo, gatto con virus Lyssavirus morde 4 persone: allarme

Quattro persone sono state morse ad Arezzo dal gatto contagiato dal Lyssavirus, un raro agente patogeno della rabbia isolato una sola volta nel 2002 nel Caucaso. Nella fattispecie a essere stati addentati dal felino sono stati la proprietaria dell’animale, i suoi due figli e il veterinario che lo aveva preso in cura. Come riporta il ‘Corriere della Sera’, tutte le persone coinvolte nella vicenda sono state sottoposte dall’Asl a terapie con immunoglobuline, non presentando sintomi. Tuttavia si attendono analisi più approfondite per avere la certezza che i 4  non siano stati infettati dal virus. In caso positivo sarebbero i primi casi al mondo. L’allerta resta alta.

Nel frattempo continuano anche le analisi sul gatto  morto per comprendere quale sia stato il vettore del Lyssavirus che lo ha infettato. L’ipotesi più plausibile è che l’animale sia stato morso da uno dei pipistrelli che avevano dimora nel giardino della proprietaria.

La donna aveva infatti posto su una pianta una batbox, vale a dire una sorta di nido in cui i pipistrelli mangiano gli insetti, soprattutto le zanzare. Non è una pratica del tutto inusuale affidarsi a tali volatili come rimedio naturale per l’eliminazione dei fastidiosi insetti.

Nel giardino della signora toscana, oltre al gatto contagiato e i pipistrelli, vivevano anche una gattina con i suoi tre cuccioli e due cani, tutti affidati, al momento, al servizio veterinario dell’Asl per le analisi.

Alessandro Ghinelli, sindaco di Arezzo, ha promulgato due ordinanze urgenti, in via cautelativa. La prima mira a porre delle restrizioni per la circolazione dei cani. In particolare dovranno essere sempre tenuti al guinzaglio anche nelle zone dove sino ad oggi potevano muoversi liberamente.

Nella seconda ordinanza, sempre riguardante i padroni degli amici a quattro zampe, si legge che dovrà essere segnalata l’eventuale fuga dei propri animali o il manifestarsi in loro di qualsiasi sintomo che possa far sospettare l’inizio di malattie, come il cambiamento d’indole, la tendenza a mordere, le manifestazioni di paralisi o impossibilità della deglutizione.

Il gatto infettato infatti aveva avuto un repentino cambio di carattere: era diventato inquieto e poi aggressivo.

Il caso è seguito dal ministero della Salute che ha creato un team tecnico scientifico per tutti gli approfondimenti del caso.

I lyssavirus sono dei virus appartenenti alla famiglia Rhabdoviridae, che comprende, tra gli altri, il virus della rabbia e il lyssavirus del pipistrello australiano (ABLV). Quest’ultimo, come suggerisce il nome, è diffuso in Australia ed è stato identificato per la prima volta nel 1995 in un esemplare di Pteropus alecto. Si tratta di un virus zoonotico a singolo filamento negativo di Rna e può essere trasmesso direttamente all’uomo, senza prima passare per un ospite intermedio. Tuttavia i contagi sono piuttosto rari: dal 1995 a oggi ne sono stati documentati solo tre. Il virus della rabbia, invece, è un agente virale neurotropo a singolo filamento di negativo di Rna. La malattia infettiva che provoca è mortale per l’uomo e per numerosi animali, tra cui cani, gatti   e volpi. Come riporta il ministero della Salute, il 99% dei decessi nell’uomo è conseguente al morso di un cane infetto.

Dopo il periodo di incubazione, che può essere durare anche alcune settimane, il virus della rabbia si manifesta nell’uomo con paresi o paralisi e convulsioni. Nella fase iniziale è possibile talvolta rilevare anche sintomi aspecifici come febbre, cefalea e mialgia. In seguito, circa l’80% dei pazienti sviluppa l’idrofobia e sperimenta un laringospasmo doloroso ogni volta che prova a bere dell’acqua. Nel restante 20% dei casi, si verifica una forma di paralisi caratterizzata da debolezza muscolare, perdita di sensibilità e paralisi. Nella fase terminale della malattia, la maggior parte dei pazienti manifesta aggressività, irascibilità, perdita di senso dell’orientamento, allucinazioni, iperestesia, meningismo, lacrimazione, paralisi delle corde vocali e altri sintomi. Anche negli animali la malattia è associata a un comportamento più aggressivo del normale e paralisi. Non mancano però dei casi in cui un animale perde improvvisamente la vita a causa della malattia senza mostrare segni clinici rilevanti.

In sintomi iniziali dell’infezione causata lyssavirus del pipistrello  australiano (ABLV) sono simili a quelli dell’influenza. Includono mal di testa, febbre e stanchezza. Successivamente, il paziente va incontro a paralisi, delirio, convulsioni e perde la vita nell’arco di una o due settimane. 

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