Ieri sera a Buenos Aires, circa 4.000 persone sono ritornate di nuovo in piazza ieri sera, armate di casseruole come durante la crisi economica del 2001, per protestare contro la corruzione, l’insicurezza e i rigidi controlli sul dollaro. “Noi siamo il 46%”, si leggeva su uno striscione, facendo riferimento alla rielezione del Presidente Cristina Kirchner, che lo scorso ottobre ha ottenuto il 54% dei voti. Manifestazioni simili si sono tenute anche a Santa Fe, nel centro-est, a Mendoza, ovest, e Tucuman, nel nord, mentre circa 300 persone hanno dimostrato davanti alla residenza presidenziale d’Olivos, nella zona nord di Buenos Aires. I manifestanti hanno denunciato condizioni di insicurezza, hanno ricordato l’inchiesta per corruzione contro il vicepresidente Amado Boudou e hanno criticato i controlli su ogni acquisto in valuta estera. Il dollaro, tradizionalmente una valuta rifugio in un paese ad alto tasso di inflazione, è stato scambiato ieri per 4,50 pesos, ma sul mercato nero anche 5,80 pesos. I controlli imposti sulle operazioni di cambio lo scorso ottobre hanno reso quasi impossibile per gli argentini acquistare valuta al tasso ufficiale, anche per un viaggio all’estero.
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