Armao sigla il patto di fiducia di Confartigianato tra politica e imprese – Il candidato di Azione: “È l’impresa che deve indicare le priorità economiche”

Il patto di fiducia tra politica, imprenditori e istituzioni è stato firmato anche da Gaetano Armao, candidato alla Presidenza della Regione Siciliana per il terzo polo Azione-Italia Viva, e il presidente di Confartigianato Sicilia, Daniele La Porta, per sostenere le proposte avanzate dalla federazione per creare un ambiente favorevole all’artigianato e alle Micro e Piccole imprese.

 

Armao è stato ospite nella sede regionale di via Emerico Amari, a Palermo, nell’ambito della seconda giornata degli incontri elettorali che Confartigianato Sicilia ha avviato con i candidati alla presidenza della Regione. In sala, il consiglio direttivo ha presentato otto proposte. A fare gli onori di casa il presidente e il segretario di Confartigianato Sicilia, Daniele La Porta e Andrea Di Vincenzo. Presente anche il coordinatore regionale di Casartigiani, Maurizio Pucceri.

 

La otto proposte riguardano: Buona Burocrazia, Europa e Pnrr, Sostegno alla liquidità e credito agevolato, Adeguare il quadro normativo di riferimento, Un mercato del lavoro più inclusivo, Infrastrutture, Energia, Turismo.

 

“Occorre un patto di fiducia con la politica che venga mantenuto nel tempo, anche dopo la fine delle elezioni – ha detto il presidente di Confartigianato Sicilia, Daniele La Porta –. Non si può non tenere in considerazione che il 97% delle imprese siciliane, sono micro e piccole, si tratta di oltre 262 mila realtà fino a dieci addetti. Con questi incontri, chiediamo a chi si candida a guidare la nostra Isola, di porre l’attenzione su noi artigiani, noi piccoli imprenditori, noi ‘imprendi-eroi’ che ogni giorno con concretezza e determinazione, scendiamo in campo e affrontiamo un contesto di mercato problematico e ostile”.

 

“Nella programmazione dell’economia, la politica non può essere autoreferenziale – ha sottolineato Gaetano Armao –. Occorre recuperare capacità di ascolto. Prima viene la società, vengono le imprese e poi le istituzioni politiche. Non è la politica che deve dominare l’impresa ma è l’impresa che deve dire alla politica quali sono le priorità economiche e la politica deve tradurle in scelte legislative e non al contrario. Altrimenti si rischiano leggi inapplicabili, norme che non servono a nulla, declamate come se fossero soluzioni”.

 

 

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