Armita Geravand, una sedicenne di origini curde, è morta in Iran dopo 28 giorni di coma dovuti a un grave trauma cranico causato da un’aggressione per non aver indossato il velo. La tragedia ricorda il caso di Mahsa Amini, anch’essa curda, che ha scatenato proteste contro il regime, e quello di Nika Shakarami, tutte giovani donne iraniane vittime di violenza da parte della “polizia morale“.
Armita era originaria di Kermanshah, una città curda situata a 500 chilometri dalla capitale iraniana. Frequentava il liceo ed era una giovane promettente.
Quasi una settimana fa giunse la tragica conferma della “morte cerebrale” di Armita. La giovane era finita in coma dopo il brutale attacco subito nella metropolitana di Teheran.