Arrestato a Taranto ufficiale Marina con ‘mazzetta’ in tasca

Riesplode lo scandalo tangenti nel reparto ‘Maricommi’ della Marina militare. La Guardia di finanza di Taranto, a distanza di due anni e mezzo dal primo arresto, ha sorpreso un ufficiale mentre intascava una ‘mazzetta’ di 2.500 euro. Si trattava, secondo gli investigatori, di un acconto per l’aggiudicazione di un appalto – non ancora assegnato – da 11 milioni di euro. In carcere, con l’accusa di corruzione, sono finiti il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, di 56 anni, direttore di Maricommi, e l’imprenditore Vincenzo Pastore, di 69 anni, presidente della società cooperativa Teoma (che si occupa del servizio di pulizie) nonchè sindaco di Roccaforzata (Taranto). A quest’ultimo è stata sequestrata anche una seconda busta contenente altri 2.500 euro. I due sono stati bloccati a Taranto in un appartamento di proprietà di Pastore dopo servizi di appostamento e pedinamento. Di Guardo era stato inviato nella sede del Commissariato della Marina militare jonica dopo gli arresti precedenti compiuti dai carabinieri e richiesti dal sostituto procuratore della Repubblica Maurizio Carbone.

Il 12 marzo 2014 finì in manette il capitano di fregata Roberto La Gioia, ex comandante di Maricommi, il reparto che si occupa di approvvigionamento, stoccaggio e rifornimento di combustibili e lubrificanti delle unità navali della Marina Militare e dei mezzi aeromobili. Altre sette ordinanze di custodia cautelare furono emesse il 13 gennaio 2015 e ulteriori due provvedimenti restrittivi il 28 ottobre scorso con un sequestro di beni per 500mila euro. Con la minaccia di ostacolare la regolare emissione di mandati di pagamento, gli indagati avrebbero chiesto a numerosi imprenditori somme di denaro non dovute per importi variabili e altre utilità, da pagare con cadenza bisettimanale, per un valore complessivo equivalente al 10% dei profitti. Fu scoperto anche un brogliaccio in cui La Gioia annotava l’appalto, le ditte vincitrici, il valore della commessa e l’importo delle tangenti.

Già nell’ordinanza di custodia cautelare del gennaio dello scorso anno il gip scrisse che gli arrestati “chiedevano il pizzo con brutale e talora sfacciata protervia alla stessa stregua della malavita organizzata” e fece rilevare come gli imprenditori concussi fossero vittime di una “vera e propria prassi illecita che si trasferisce da un comandante all’altro, in un ideale passaggio di consegne, più o meno tacito”. Per 11 indagati, che rispondono a vario titolo di episodi di concussione e tentata concussione, l’udienza preliminare è fissata per il 25 novembre prossimo. La Marina militare, che ha precauzionalmente sospeso dall’impiego Di Guardo, in una nota ribadisce “il pieno sostegno all’azione della magistratura” e comunica di aver “incrementato al proprio interno le attività ispettive e di controllo finalizzate a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione per garantire la massima trasparenza e a salvaguardia del personale che presta quotidianamente servizio con spirito di sacrificio e senso dello Stato, compiendo il proprio dovere anche a rischio della vita”.

Circa Luca Teolato

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