ProgettoItaliaNews Piccoli dettagli, grandi notizie.
Articoli correlati
E’ stato arrestato nella notte, Raffele Mazza, 46enne di origine calabrese, considerato boss del clan di via Andersen, mentre era nascosto in una villetta bunker a Riano. L’uomo è accusato di essere il responsabile del il ferimento di un romano 38enne gambizzato lo scorso maggio a Primavalle, in via Andersen. Quando gli agenti della mobile lo hanno arrestato aveva una cintura alla vita con proiettili e coltelli. Per gli investigatori, alla base della gambizzazione c’é una banale lite sul parcheggio tra il ferito e il nipote dell’arrestato. Mazza, che era in casa con due nipoti, ha tentato di scappare dalla finestra ma la villetta era circondata. Prima di arrendersi ha però gettato la pistola nella neve da una finestra.
Calabrese di nascita, 46 anni, Mazza, da tempo risiedeva a Roma in via Andersen. Le indagini ci hanno messo poco ad arrivare a lui, ma quando il gip di Roma Giovanni Ariolli emise una misura cautelare nei suoi confronti, Mazza si era già reso irreperibile. La vittima, colpita a pochi centimetri dal femore nella notte del 29 maggio, dichiarò poi che il ferimento era avvenuto come conseguenza di una lite per “futili motivi”, probabilmente per una questione riguardante un parcheggio. Da allora la Polizia ha condotto “una ricerca costante e incessante”, come ha affermato Rizzi, per rintracciare l’uomo. Lo scorso 29 gennaio gli uomini della Mobile hanno poi arrestato Domenico Migale, in un primo momento ritenuto l’autore materiale del delitto. In seguito, però, la polizia ha accertato che egli era solo il luogotenente di Mazza, con cui forse si era lasciato in strada pochi minuti prima dell’arresto. Rizzi ha spiegato che Mazza è accusato, oltre che della gambizzazione avvenuta un anno fa, di vari reati commessi negli anni ’80, fra i quali varie lesioni, alcuni tentati omicidi e un omicidio avvenuto nel 1996 che costò la vita a un uomo di 40 anni, Michele Iannelli. Anche in quell’occasione dalle indagini emerse che l’omicidio era avvenuto per una semplice lite, forse legata a motivi di ‘rispetto’, che poi era degenerata.
