Oltre 400.000 famiglie con minori per quasi 1,8 milioni di persone: parte dalle famiglie con bambini in povertà assoluta il reddito di inclusione (Rei), nell’ambito della strategia del Governo di contrasto alla povertà che include anche il riordino delle prestazioni assistenziali. E, nelle intenzioni dell’esecutivo sarà assegnato solo con l’adesione a un progetto personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa. Le risorse stanziate complessivamente per questo piano, secondo quanto si legge nel Programma nazionale di Riforma contenuto nel Def , sono di 1,18 miliardi per il 2017 e di 1,704 miliardi per il 2018.
Il Rei si sostituirà al Sia, l’attuale Sostegno per l’Inclusione Attiva, una volta approvati i decreti attuativi, previsti per il primo esame del Cdm in maggio. Avrà quindi bisogno ancora di qualche tempo perchè sia operativo ma amplia in modo significativo l’attuale platea di soggetti assistiti, che ora si ferma a quota 80 mila famiglie per oltre 300 mila persone.
Il passaggio sarà ‘guidato’. In attesa della definitiva attuazione del Rei (probabilmente in autunno) si potrà continuare a chiedere il Sia che viene ampliato nella platea già a partire dalla prossime settimane. Il decreto legislativo sul reddito di inclusione al quale il Governo sta lavorando definirà i criteri di identificazione dei beneficiari e l’ammontare del beneficio.
La platea, spiegano tecnici del ministero del Lavoro, è quella delle famiglie con figli minori, disabili, donne in gravidanza e over 55 disoccupati in condizioni di disagio e all’interno di questo gruppo per ottenere il beneficio conteranno il reddito e il patrimonio che non dovranno superare una soglia che sarà definita a breve.
Il sussidio dovrebbe arrivare al massimo intorno a 480 euro al mese: vale 80 euro a componente fino a un massimo di 400 euro ma sarà esteso fino a 480 euro in caso di madre single con quattro figli. Con il Rei sarà probabilmente estesa anche la durata del sussidio dai 12 mesi del Sia a 18 mesi, con possibilità di rinnovo. Saranno chiaramente riordinate le altre prestazioni assistenziali con l’obiettivo di non ‘doppiare’ le misure per quanto riguarda le stesse persone. Ma soprattutto dovrebbe migliorare il coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali. Viene presa in carico, spiegano al Ministero, la famiglia in condizione di disagio in un possibile percorso verso l’autonomia.
Il tratto innovativo della misura è che la condizione di bisogno non è identificata solo nel reddito. Quindi si cercheranno soluzioni a tutto tondo sia per le difficoltà materiali sia per quelle che dovessero esserci a livello sociale, educativo e di relazione. La misura è rivolta alle famiglie di italiani residenti ma anche a quelle degli stranieri con il permesso di lungo soggiorno.