Sul fronte russo è arrivato il primo messaggio di Putin a Trump. “Vorrei cogliere l’occasione per congratularmi con lui, per la sua elezione a presidente degli Stati Uniti”, ha detto il presidente russo, intervenendo al club Valdai all’indomani della vittoria del candidato repubblicano. Anche secondo il ministro degli Esteri Peskov, Putin sarebbe pronto a parlare con il presidente americano. Nel suo primo mandato, Trump “aveva paura di fare un passo” in più, di dire una parola in più ma le azioni di Trump “nel suo secondo mandato non so assolutamente come sarà”, ha aggiunto.
Le dichiarazioni di Trump sulla sua intenzione di ripristinare le relazioni con la Federazione Russa e porre fine al conflitto in Ucraina “meritano attenzione”, secondo Putin. “I leader degli Stati occidentali ad un certo punto mi hanno chiamato quasi ogni settimana, ma poi all’improvviso hanno smesso”, ha proseguito Putin, secondo cui “se qualcuno di loro vorrà riprendere i contatti, l’ho sempre detto e lo voglio ripetere: non abbiamo nulla in contrario”.
Ed ancora, su Trump. “Il giorno del suo attentato Donald Trump si è comportato come un vero maschio, il suo comportamento mi ha impressionato, si è rivelato un uomo coraggioso. Una persona stupida e poco interessante non potrebbe ritrovarsi al vertice del potere negli Stati Uniti”.
Vladimir Putin ha detto che “non sa che cosa accadrà” quando Trump tornerà alla Casa Bianca”, ma ha osservato che il suo “desiderio di ripristinare le relazioni con la Russia, per contribuire a porre fine alla crisi ucraina, merita attenzione”. Non sarà però lui a chiamarlo.
Il presidente statunitense eletto non ha perso tempo e, parlando con Nbc, ha fatto sapere “Penso che ci parleremo”. Del resto, già in campagna elettorale, aveva detto che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata chiamare Putin, senza aspettare l’insediamento. Trump sarebbe già all’opera su un piano per porre fine al conflitto in Ucraina, hanno detto membri del team di transizione al Wall Street Journal. Prevederebbe il congelamento delle operazioni belliche lungo la linea del fronte, una zona demilitarizzata e la sospensione dell’adesione ucraina alla Nato almeno per vent’anni. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha però già fatto sapere che sarebbe “molto pericoloso”. “Ci abbiamo già provato nel 2014 e poi abbiamo perso la Crimea e avuto, nel 2022, un’invasione su vasta scala”.
La prima vittima del secondo mandato di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti sarà probabilmente l’Ucraina. Gli unici che possono evitare questo disastro siamo noi europei, sebbene il nostro continente sia allo sbando. Il governo di coalizione della Germania ha scelto proprio il giorno in cui ci siamo svegliati con la notizia del trionfo di Trump per crollare in un rancore amaro.
Dopo aver partecipato alla tavola rotonda sull’immigrazione a Budapest, Orban ha anticipato alcuni temi del prossimo Consiglio Europeo sentenziando un’imminente svolta che l’Occidente dovrà giocoforza affrontare nel breve, specie con un Trump che manifesta la volontà di far terminare quanto prima la guerra in Ucraina: «per quanto riguarda la pace a Kiev», conclude Orban dicendo che non ha il diritto di rappresentare una posizione univoca, servirà evolvere quanto prima i provvedimenti. Soprattutto, occorre ridiscutere nel breve il prestito da 50 miliardi di euro che lo stesso Orban aveva più volte tentato di bloccare negli scorsi mesi: «abbiamo alcuni dubbi su come è organizzato, è una questione aperta, soprattutto dopo le elezioni americane».
Per dar credito alle sue affermazioni, la pace tra Russia e Ucraina arriverà presto. O almeno questa è la promessa di Donald Trump come nuovo presidente: far finire la guerra nel giro di 24 ore costringendo Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin a trattare. La premessa è stata raggiunta, la Casa Bianca riconquistata, ma mantenere la parola data sarà alquanto complicato. Trump non si tira indietro e dal palco di Palm Beach ribadisce: “Non inizierò e anzi fermerò tutte le guerre”.
Dall’altro ci sono funzionari ucraini che sperano che il cambiamento alla Casa Bianca possa essere a vantaggio di Kiev, perché nonostante i ripetuti ringraziamenti per gli aiuti militari in oltre due anni di guerra con la Russia restano le critiche per la lentezza nelle forniture e le restrizioni sull’uso degli armamenti. C’è anche chi è convinto che la guerra in Ucraina sia entrata in una nuova fase.
La guerra va avanti dall’avvio dell’invasione russa su vasta scala il 24 febbraio del 2022.
E’ probabile, ha scritto il Guardian, che le conseguenze per l’Ucraina della seconda Amministrazione Trump possano essere difficili. Orysia Lutsevych, a capo dello Ukraine Forum di Chatham House, teme che la vittoria di Trump possa essere un “regalo al Cremlino” se Zelensky non riuscirà a convincere il tycoon della sua visione, ma ammette anche che a Kiev c’è molta frustrazione e la speranza che “le cose possano cambiare a favore dell’Ucraina” con una improvvisa politica più interventista da parte di Trump.
Zelensky, che di recente ha bollato come “troppo estremista” JD Vance, si è affrettato a congratularsi con Trump per quella che ha definito una “vittoria storica”. Ha subito ricordato “il bell’incontro” di settembre negli Usa per parlare di “come porre fine all’aggressione russa contro l’Ucraina”. Ha riferito di “un’eccellente telefonata” con Trump, con il quale ha detto di aver “concordato di mantenere un dialogo stretto e di far progredire la nostra cooperazione”. Gli ha fatto eco Andriy Yermak, capo dell’ufficio della presidenza ucraina e consigliere di Zelensky, convinto che sia “cruciale che l’Ucraina abbia un sostegno bipartisan negli Stati Uniti”.
“Non avvierò guerre, le fermerò”, ha detto mercoledì Trump, dopo aver di recente definito Zelensky “il più grande venditore della storia”, pur precisando che questo “non significa che non voglio aiutarlo”. La ‘storia’ di Trump con Zelensky e l’Ucraina è stata a volte complicata. Nel 2019 Trump bloccò gli aiuti militari a Kiev. Una telefonata, in quell’anno, tra il tycoon e il presidente ucraino divenne materia del primo impeachment dell’allora presidente americano. E i repubblicani, per molte settimane, alla fine dello scorso anno, hanno bloccato gli aiuti per l’Ucraina.
“Ora che Trump è di nuovo presidente, l’Ucraina diventa questione di successo o fallimento. Ora è una questione personale”, commenta Oleksandr Merezhko, presidente della Commissione Esteri del Parlamento di Kiev, citato dal Post, convinto che le parole arrivate da Trump in campagna elettorale “non vadano prese sul serio”. Perché, osserva, la retorica di Trump di queste settimane è stata “pensata per la vittoria” e “solo ora inizierà a riflettere”. A Politico lo stesso Merezhko precisa di non credere che la nuova Amministrazione Trump “sarà negativa per l’Ucraina, forse difficile, ma non necessariamente negativa” perché Trump è “un imprenditore pragmatico” che “ragiona in termini di costi e benefici”.
Per Pavlo Klimkin, ex ministro degli Esteri ucraino intervenuto ai microfoni della radio ucraina Nv, Trump, “da uomo d’affari, vede la geopolitica come ‘mi dai questo, ti garantisco questo in cambio'”. Resta da capire, evidenzia il Post, cosa l’Ucraina possa offrire a Trump. Intanto, è la constatazione di Oleksiy Honcharenko, parlamentare ucraino dell’opposizione, il mondo sta passando “da un ordine internazionale basato sulle regole a un ordine internazionale basato sugli accordi” e “con Trump l’ordine globale sarà basato su accordi e non su regole”.
L’ex capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba, è convinto che “questa sia la fine di un’era e l’inizio di una nuova”. E avverte: “Sarebbe un grave errore credere che l’Ucraina ora corra al tavolo dei negoziati”. Mentre da Budapest il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ricorda che se Mosca dovesse “avere successo in Ucraina, avremmo una Russia imbaldanzita, con più territorio” e non sarebbe una “minaccia” solo per l’Europa, “ma anche per gli Stati Uniti”.