Riforma del Lavoro, la Cgil non ci sta e attacca: 16 ore di sciopero generale

Otto ore di sciopero contro la riforma del lavoro: è quanto propone il segretario   confederale Fulvio Fammoni, che ha introdotto il direttivo della Cgil. Ancora dubbi sulla data che però si presume sarà fissata in base  al calendario della discussione della riforma in Parlamento. Nello stesso giorno si terranno manifestazioni territoriali. Un pacchetto di altre otto ore di sciopero è stato proposto per le assemblee. Ed infatti contro la riforma, Il sindacato di Corso Italia adotta la linea dura: “Una follia che cancella l’art.18” e afferma leader delle tute blu della Cgil, Maurizio Landini. “La Fiom boccia la riforma del mercato del lavoro perché non riduce la precarietà, non estende gli ammortizzatori ma rende più facili i licenziamenti”, continua Landini che poi aggiunge: “ La riforma, sarà contrastata con ogni mezzo e con ogni forma di protesta democratica nelle fabbriche e nel Paese”. L’abolizione dell’articolo 18 “è una follia perché  così se uno viene licenziato senza giusta causa il padrone con un pò di soldi ha risolto il problema e questo viola i principi costituzionali”.

Intanto Sciopero e corteo all’Alenia di Caselle proclamato unitariamente contro i provvedimenti del governo sul lavoro e la modifica dell’articolo 18. “Circa 700 lavoratori – riferisce Federico Bellono, segretario della Fiom torinese – sono usciti dallo stabilimento e stanno bloccando gli accessi all’aeroporto”. “E’ importante un’iniziativa come quella di oggi – sottolinea Bellono – tanto più dopo l’esito negativo dell’incontro di ieri con il Governo e tanto più perché  è stata promossa in modo unitario dai sindacati”. “E’ il segno – prosegue – che i lavoratori, al di là dell’appartenenza sindacale, capiscono che saranno loro a pagare in prima persona i cambiamenti dell’articolo 18”. “Credo – conclude Bellono – che tutti i sindacati e non solo, dovrebbero riflettere su quanto si deciderà nei prossimi giorni”.

 

Articolo 18, Monti:”la partita è chiusa”.  Fumata nera all’incontro di ieri tra Governo e parti sociali.  L’intesa totale resta un miraggio, ma Monti è deciso ad andare avanti. “La partita è chiusa –ha ribadito il premier- le parti sociali sono tutte d’accordo con l’eccezione della Cgil” – ha sottolineato ancora Monti  determinato ad andare avanti anche nel caso in cui “nè oggi né giovedì ci fosse un accordo firmato con le parti sociali”.”Linterlocutore – prosegue il professore-  resta sempre  il Parlamento”.
E la bozza che il Governo si appresta a presentare alle Camere(non si sa se sotto forma di decreto o di legge delega), conterrà modifiche consistenti all’articolo 18 che avranno valore universale, varranno cioè  per “tutti i lavoratori e non solo per i nuovi assunti”. “Il reintegro è previsto solo per i licenziamenti discriminatori, per quelli disciplinari deciderà il giudice tra reintegro o indennizzo mentre, per quelli per motivi economici, è previsto solo l’indennizzo”. A sottolinearlo, il  il ministro del Welfare, Elsa Fornero.

Convocato intanto per giovedì un nuovo vertice, quello conclusivo (o almeno si spera). “Il Governo, presenterà i testi definitivi e si redigerà il verbale contenente i giudizi delle parti sociali”, ha spiegato Monti.

“L’accertamento che abbiamo voluto condurre con scrupolo ci ha portato a concludere che tutte le parti sociali consentono all’articolo 18 nella formulazione nuova, a eccezione della Cgil, che ha manifestato una posizione negativa”, ha ribadito il premier al termine dell’incontro con le parti sociali sulla riforma del lavoro.

E in tema di licenziamento per motivi disciplinari, Fornero ha sottolineato che sarà il giudice a decidere tra “il reintegro nei casi gravi o l’indennizzo”. Quest’ultimo potrà essere erogato fino a un massimo di 27 mensilità tenendo conto dell’anzianità del lavoratore. Per i licenziamenti per motivi economici è invece previsto solo un risarcimento che potrà essere da un minimo di 15 mensilità fino a un massimo di 27 dell’ultima retribuzione.

“Vogliamo che diventi dominante, cioè migliore rispetto ad altri, il contratto subordinato a tempo indeterminato”, ha sottolineato poi Fornero. “È il contratto che vogliamo prendere come riferimento per gli altri contratti, flessibili, vicini al lavoro autonomo, vogliamo tenere la flessibilità buona e cercare di contrastare, anche duramente, ciò che porta al precariato e che noi chiamiamo flessibilità cattiva”.

Rispetto ai contratti a termine (esclusi i sostitutivi e stagionali), invece, il ministro ha annunciato un’aliquota addizionale dell’1,4%, per finanziare la nuova cosiddetta assicurazione sociale per l’impiego, l’Aspi. “Vincoli stringenti ed efficaci, saranno posti sui contratti intermittenti e su quelli a progetto”, ha ribadito Fornero sottolineando che, per le partite Iva, è prevista “l’introduzione di criteri di lavoro subordinato dopo sei mesi se la prestazione di lavoro è presso un committente”.

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