Ascanio Celestini, Tonino Battista e la PMCE raccontano favole e incantano l’Auditorium. Un omaggio alla strage dei contadini calabresi del 1949
Un altro Pierino e il Lupo e ancora un Pulcinella
In occasione della 35° edizione del RomaEuropa Festival l’Auditorium Parco della Musica, da poco intitolato “Ennio Morricone” per omaggio al Maestro, ospita una messa in scena rivisitata delle opere russe Pierino e il lupo di Sergej Sergeevic Prokof’ev, e Pulcinella di Igor’ Fëdorovic Stravinskij.
Nonostante le numerose difficoltà avanzate dalla pandemia di covid-19
purtroppo ancora in corso, il REf non ha sospeso la programmazione artistica dal vivo, ma ha rilanciato la produzione predisponendo gli spettacoli nel rispetto delle norme di distanziamento sociale. A questo proposito, è stata scelta la Cavea come spazio destinato agli eventi che si terranno all’Auditorium in questa insolita stagione teatrale 2020/2021.
Posti dimezzati, autocertificazioni, mascherine e termoscanner sono ormai costumi a cui siamo abituati, ma incontrarsi a teatro sentendosi quasi come dei survivors genera sempre una certa emozione. In più, la serata è fresca e ci si abbraccia al proprio partner, alcuni hanno portato con sé delle coperte.
I primi ad entrare sono i musicisti del PMCE (Parco della Musica Contemporanea Ensemble), un organico orchestrale composto da un quintetto di archi, un quintetto di legni, quattro ottoni, arpa, pianoforte, tastiere, percussioni, mandolino, chitarra elettrica e basso elettrico, orchestrati dal Maestro Tonino Battista che entra dopo di loro, seguito poi da Ascanio Celestini.
Ascanio Celestini è attore, regista e autore teatrale italiano. È considerato uno dei rappresentanti più importanti del nuovo teatro di narrazione. I suoi spettacoli, preceduti da un approfondito lavoro di ricerca, hanno la forma di storie narrate in cui l’attore-autore assume il ruolo di filtro con il suo racconto, fra gli spettatori e i protagonisti della messa in scena.
Tonino Battista è tra i più versatili direttori d’orchestra della scena internazionale e dal 2000 è direttore principale e coordinatore della PMCE.
“Era maggio del 1936 quando Pierino e il Lupo venne presentato per la prima volta al Teatro Centrale per l’Infanzia di Mosca, il pubblico non prestò molta attenzione e l’esito non fu buono. Il giorno della morte di Prokof’ev coincise con il giorno della morte di Stalin e nessuno partecipò al funerale del compositore, ma tutti i fiori e i compianti erano per il dittatore sovietico. Ma ancora oggi in tutto il mondo ancora si suona quest’opera che non smette di incantare grandi e bambini.”
Celestini presenta così l’opera, una storia che non è fatta solo di personaggi e parole, ma anche di suoni e i protagonisti sono gli strumenti musicali; lo stesso Prokof’ev concepì la partitura per voce recitante e orchestra.
Lo spettatore si sente accompagnato dolcemente in un gioco di fantasia ed immaginazione al tempo dell’infanzia e dell’innocenza.
Tonino Battista si mostra anch’esso divertito e appassionato durante il suo lavoro di coordinazione d’orchestra che conduce magistralmente.
La seconda parte dello spettacolo è animata da storie ispirate alla figura di Giufà, uno “sciocco”, un Pulcinella, come dice Celestini. Sono storie legate alla tradizione orale che parlano del popolo e tornano al popolo, sulle quali Celestini ha fatto intensa ricerca e ha pubblicato nel 2009 il libro di fiabe Giufà e il Re Salomone.
L’autore-attore non manca mai di inserire un riferimento sociale e politico nelle sue narrazioni, come accade nella storia in cui il re Salomone chiede a Giufà di portargli le scarpe di un uomo felice: scarpe non ne avevano i contadini calabresi che nel 1949 marciarono sui latifondi per chiedere il rispetto dei provvedimenti emanati nel dopoguerra che concedeva loro parte delle terre rimaste incolte dalla maggioranza dei proprietari terrieri. Circa 14mila contadini dalle province di Cosenza e Catanzaro scesero in pianura a piedi nudi con donne e bambini, segnarono i confini dei latifondi e iniziarono a preparare la semina. Irritati per questa ondata di occupazioni alcuni parlamentari calabresi della Democrazia Cristiana si recarono a Roma per chiedere un intervento della polizia al Ministro dell’Interno Mario Scelba. I reparti della Celere si recarono quindi in Calabria e uno di loro si stabilì a Melissa (oggi provincia di Crotone) presso la proprietà del possidente del luogo, barone Luigi Berlingeri, del quale i contadini avevano occupato il fondo detto Fragalà. Questo fondo era stato assegnato dalla legislazione napoleonica del 1811 per metà al Comune, ma la famiglia Berlingeri, nel tempo, lo aveva occupato abusivamente per intero.
La polizia aprì il fuoco sui manifestanti ad altezza d’uomo, dapprima con pallottole di legno e successivamente con proiettili. Tre persone furono uccise: Francesco Nigro, di 29 anni, Giovanni Zito, di 15 anni, e Angelina Mauro, di 23 anni, con la quale si apre il capitolo dell’emancipazione della donna nel Sud.
La polizia uccise anche diversi animali, come forma di ritorsione nei confronti dei manifestanti. Questo episodio viene ricordato nella storia come la strage di Melissa o eccidio di Fragalà.
Gli spettacoli di Ascanio Celestini alternano un’ironia spontanea e genuina con
un soffermarsi cosciente sulle lezioni del passato e sulle fiabe che possono offrirci strumenti per l’analisi del presente, questa volta accompagnato da meravigliose sinfonie musicali suonate dal vivo che donano sempre una coccola per l’anima.
Maria Teresa Filetici