Aspettando di mangiare al Godot

Napoli. Godot di Maurizio e Federico Navarro, 30 anni e 25, studi scientifici entrambi e tanta voglia di fare, è un ben frequentato locale ristorativo vomerese nella parte dell’antica Vomero, quella di San Martino, esattamente in via Morghen 67 e/f, in un tratto tranquillo eppure centrale, a due passi dalle funicolari per Chiaia, Augusteo, Montesanto e Metrò. Il nome ricorda puntualmente la massima opera dell’irlandese Samuel Beckett, amici del grande James Joyce, consacrata dal Nobel. E, in effetti, al Godot la scrittura viene facile, grazie alla tranquillità della quale si riesce a godere e all’atmosfera discreta quanto basta. A papà Giuseppe Navarrocon mamma Maria Pasqualini, va il merito di avere contribuito (e di farlo ancora quotidianamente con pazienza certosina), agli ottimi rapporti con la clientelaprevalentemente amicie conoscenti – alquanto selezionata, oltre che di essere stato ed essere tuttora un preciso e concreto punto di riferimentoL’idea del ristorante c’è sempre stata e i fratelli di papà sono titolari della catena Mamaeat. Più di tre anni e mezzo fa, a marzo 2016, abbiamo saputo che c’era la disponibilità di quello che sarebbe diventato il nostro locale e abbiamo deciso di lanciarci in proprio nell’attività ristorativa” – spiega Maurizio Navarro. “L’idea iniziale è stata quella di realizzare un pub. Strada facendo abbiamo deciso di arricchire man mano l’offerta degustativa con piatti della tradizione partenopea, nel rispetto delle nostre radici. La clientela ha risposto molto bene, incentivandoci a puntare, quindi, essenzialmente sulla Cucina più che sulla paninotecaOggi la nostra carta include una serie eterogenea di proposte che, partendo dalla nostra mediterraneità, va oltre le pietanze caratteristiche, che sono comunque richieste in maniera particolare dalla nostra clientela abituale – continua con orgoglio – e spazia dalle influenze giapponesi a quelle peruviane, non disdegnando anche le altre contaminazioni asiatiche, spagnole e sud-americane.
Un’offerta effettivamente variegata e stuzzicante, che stimola il consumatore – prevalentemente abituale – a scegliere più pietanze per assaporare differenti gusti. Alla carta fissa, si aggiunge quotidianamente l’offerta del giorno, che varia secondo la stagione e la disponibilità dei fornitori, con particolare riferimento ad alcuni prodotti, come il pesce fresco. “Preferiamo un’offerta di mare limitata, al congelati/surgelati, convinti che la territorialità e la stagionalità siano patrimoni di valore insostituibile” – precisa Maurizio, ancora più orgoglioso delle scelte aziendali, grazie alle quali Godot ha conquistato un notevole parco clienti. Si tratta in maggioranza di abitanti della zona che si sono trovati bene già dell’apertura e continuano a frequentare il locale, impiegati e professionisti che lavorano in zona e scelgono il ristorante anche per pranzo e cene di lavoro, ai quali si presta con discrezione, habitué del fine settimana; in serale, molti gruppi e coppie. Gli avventori sono in buona parte clienti o amici, anche di lunga data, del papà di Maurizio e Federico: l’inossidabile Giuseppe Navarro, noto e stimato imprenditore del Vomero nel settore abbigliamento uomo e donna. È il caso di aggiungere: del migliore Vomero, quello “storico”, che non ha niente a che vedere e che non vuole avere nulla a che fare con la maggior parte delle nuove aperture e chiusure cicliche in zona, e operazioni piratesche varie.
Per quanto concerne la carta dei cibi, tra i piatti tipici partenopei e campani, spiccano: i paccheri all’Astice blu; polipetti alla Luciana nel coccio, eventualmente adagiato su un letto di vermicelli per chi ama la pasta; ragù e genovesea condire pennoni e candele spezzate; l’intramontabile parmigiana di melanzane rigorosamente in rosso; la zuppa di cozze come da tradizione del giovedì santo che i napoletani amano mangiare in ogni periodo dell’anno, anche se non sempre i mitili sono ben pieni. Riguardo alle proposte fusion, come precisano Federico e Maurizio, da Godot si punta in maniera particolare sul baccalà preparato nei modi più svariati – carpaccio, con misticanza, salsa al lime e the verde, cotto a bassa temperatura in insalata, con mayo al lime e coulis di peperoni nelle tapas – e sulle tartare di pesce locale – di tonno con pesto di basilico e julienne di finocchi, di salmone con arancia candita e salsa teriyaki, di gambero rosso con glassa al lime e pistacchio – o di scottona con scaglie di provolone del Monaco, cipolla di Tropea in agrodolce, pesto di basilico e olio al peperoncinoNel quotidiano, tra le offerte, i crudi di mare in base al pescato del giorno; ravioli ripieni di cacio, pepe e ricotta, con polpa di cernia e crema di zucca fresca; le linguine alla granseola; pescespada in umido con patate e verdure grigliate. E passiamo ai dolci, tutti della Casa. In primo piano le tartellette: ciance ripiene di crema al mascarpone da personalizzare a gusto dell’ospite; la millefoglie scomposta; il tiramisù casalingo; un tuffo in Penisola e in Costiera con la caratteristica delizia al Limone.
 In cucina, Emanuele Luciano, seguito nei ritagli di tempo libero dalle proprie attività imprenditoriali, ovvero soprattutto in serata, dal deus ex machina del locale, Giuseppe, avuto assaggiatore ed eccellente nelle relazioni col pubblico che ne hanno decretato già in tempi lontani il successo in ambito commerciale.  Emanuele ascolta volentieri le osservazioni e i consigli e, anzi, li considera occasioni di crescita. 24 anni, napoletano, al Godot da febbraio 2018, ha esperienze in Italia e in Francia, nei ristoranti di alberghi prevalentemente pentastellati, per banchettistica, menu giornaliero e spicciolata. La sua predisposizione è comunque per la tradizione. Questo emerge chiaramente dalla nostra esperienza. Incominciamo la degustazione con un ottimo crocchè di patatafritto alla perfezione, gustoso e compatto al punto giusto. Giusto un minimo quasi impercettibile di prezzemolo perché alla clientela abituale – che è la maggioranza – non piace sentirlo. Scelta commerciale che non inficia comunque la bontà del risultato, grazie all’intensità della patata di ottima qualità e agli altri ingredienti selezionati.
Proseguiamo con il carpaccio di baccalàla tartare di salmone che avrebbe reso al meglio con un tipo d’arancia dal profumo e dal sapore più “efficaci”, e quella di gamberi rossipurtroppo, per l’occasione privata proprio della glassa al lime, pietanza che riproveremo a breve in un prossimo evento incentrato sulla carta invernale.
Baccalà alla Neranoun gradevole omaggio al famoso piatto costiero che sa d’estate, con i suoi freschi sentori; Baccalà alla napoletana: ottimo, con un equilibrio davvero godibile di sapori e l’impiego ben dosato e pomodori, Datterino e PiennoloSono seguiti Gnocchetti crema di zuccae vongole veraci, impastati e tagliati a mano, sapore della zucca annullato dalla sapidità. Linguine alla NeranoMezzanello spezzato con genovese di tonnoA chiudere, Tartelletta con crema di mascarpone al caramelloPiatti sui quali il giovane chef sta ulteriormente lavorando. In abbinamento, Maurizio consiglia: Gioì di San Salvatore, 2014, brut rosè pluripremiato e Alghero Torbato 2018 spumante DOC di Sella e Mosca, vincitore dei 3 bicchieri.
 
Teresa Lucianelli

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