La nuova alleanza tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Gran Bretagna di Theresa May è nata ieri nello Studio Ovale della Casa Bianca. L’accordo è forte sulla collaborazione commerciale; la lotta all’Isis e al terrorismo, ora che il Presidente americano sembra disposto a rinunciare alla tortura; e il ruolo della Nato per la stabilità globale, anche se qui è stata la May a prendere l’impegno per entrambi. L’intesa invece resta incerta sul rapporto con la Russia, perché Theresa non vuole togliere le sanzioni fino a quando gli accordi di Minsk saranno applicati, mentre Donald è più disponibile verso Putin; e in generale sul futuro dell’Europa, perché il capo della Casa Bianca sembra quasi più entusiasta della Brexit dell’inquilina di Downing Street, considera l’Unione europa ‘una consorteria’ di lenti burocrati, e dà la netta impressione di essere favorevole alla sua totale disgregazione, in favore del ritorno ai rapporti di forza bilaterali con i singoli Stati. May era venuta per rilanciare la ‘relazione speciale’ sul modello del rapporto tra Reagan e Thatcher, sperando di trasformarla in un asse bilaterale con cui guidare l’Occidente, dopo l’uscita dalla Ue. Il primo punto nell’agenda era iniziare a negoziare un accordo sugli scambi bilaterali, anche se un vero trattato commerciale non potrà essere firmato prima di due anni, cioè quando la Brexit sarà completa. Su questo l’intesa ci sarà, non solo perché Donald riverisce le origini britanniche di sua madre, ma soprattutto perché tra i due Paesi c’è un trilione di investimenti reciproci da salvaguardare. Discorso simile per la lotta al terrorismo, dove la premier ha detto che ‘abbiamo discusso come potenziare insieme la lotta all’Isis’. Trump ha già chiesto al capo del Pentagono Mattis di colpire con più forza, eliminando alcuni limiti imposti dalla volontà di evitare i ‘danni collaterali’, ma sul contrasto al terrorismo pesava la sua apertura all’uso della tortura, che la legge britannica non consente. Io, ha detto ieri il capo della Casa Bianca, penso che funzioni, mentre Mattis è contrario. Su questo non siamo d’accordo, ma lascerò a lui la decisione. Trump aveva preoccupato l’Europa dicendo che la Nato è obsoleta, ma ieri May deve averlo convinto che resta essenziale. Quanto meno lei, parlando a nome di entrambi, ha detto che il Presidente appoggia l’Alleanza al cento per cento, senza essere smentita. I problemi cominciano con la Russia. Theresa è stata netta: ‘Le sanzioni devono restare in vigore, fino a quando gli accordi di Minsk non saranno applicati’, cosa che include restituire all’Ucraina il controllo dei propri confini. Donald, che oggi avrà la sua prima telefonata con Putin, è stato più aperto, pur spostandosi verso il realismo: ‘Se andassimo d’accordo, ad esempio nella lotta all’Isis, sarebbe un vantaggio. Non so se accadrà, magari no, ma prima devo parlarci’. In altre parole, se Vladimir offrisse qualcosa di concreto in Medio Oriente, lui potrebbe chiudere un occhio sull’Ucraina. La distanza invece resta ampia, se non incolmabile, su Bruxelles. May deve procedere con la Brexit, che non aveva sostenuto in pubblico durante il referendum, ma non detestava in privato. Però non è convinta che la disgregazione sia nell’interesse di Londra e Washington. Trump invece pensa che ‘la Brexit è meravigliosa’, e la Ue ‘una consorteria’ che blocca lo sviluppo. Trump ha in programma oggi colloqui telefonici con il premier giapponese Shinzo Abe e con quello australiano Malcolm Turnbull. Sale così a cinque il numero di leader stranieri con cui Trump si sentirà nella giornata odierna: il tycoon aveva già in agenda telefonate col presidente russo Vladimir Putin, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande.
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