“Assumere i non giornalisti: così si aiuta l’editoria?”

Caro presidente, lei con grande entusiasmo e passione ha annunciato l’istituzione del nuovo ministero per l’Università e la ricerca, recuperando uno dei valori che un po’ si è perso ai giorni nostri: la meritocrazia. Nella manovra finanziaria ha inserito una norma che prevede, ogni 2 prepensionamenti di giornalisti, la possibilità di assumere anche un non giornalista under 35. Non ritiene, innanzitutto, che ci sia un elemento di incostituzionalità – legato al discrimine dell’età – ed una contraddizione nei confronti dei giornalisti che, nelle redazioni, spesso sono precari storici e hanno più di 35 anni e che ora, con la norma introdotta nella Legge di bilancio, non vedono la possibilità di essere inseriti nel mercato del lavoro?». È la domanda che Carlo Parisi, direttore di Giornalisti Italia, ha rivolto al premier Giuseppe Conte, in occasione della conferenza stampa di fine anno, a Villa Madama.

«Ha annunciato anche una cosa importante – ha proseguito Parisi –, ovvero un investimento preventivo al Sud del 34% di risorse: ecco, guardando alle realtà come quelle del Sud dove è alto, altissimo, il rischio del monopolio anche nell’informazione da parte di editori che non sempre sono trasparenti, non crede che compito del governo sia di garantire l’informazione professionale di qualità con dei professionisti seri e con risorse finalizzate all’occupazione e non con una generica contrattualizzazione?»

Carlo Parisi e Giuseppe Conte (foto Giornalisti Italia)

«Vorrei chiarire che la norma introdotta nella legge – ha esordito Giuseppe Conte, rispondendo a Carlo Parisi – e che prevede la possibilità di assumere anche non giornalisti non è uno schiaffo alla professione giornalistica, che questo governo rispetta e che io ritengo fondamentale per il buon funzionamento della democrazia. Tanto è vero che quelle figure sono state introdotte nella prospettiva di rilancio di un’azienda giornalistica e nella prospettiva di una riconversione digitale delle aziende. In quel contesto si è pensato che una competenza digitale – “Come se noi giornalisti non ne avessimo…”, ha commentato, in diretta tv, Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine nazionale giornalisti – possa aggiungere qualcosa di utile. E comunque le aziende non sono obbligate ad assumere tali figure, è una facoltà, possono farlo e possono farlo nell’ambito di un accordo sindacale, poi comunque non è detto che la norma debba essere attuata».
«Per quanto riguarda il problema dell’informazione, – ha continuato Conte – non sono assolutamente indifferente non solo alle testate del Sud, ma anche a quelle del Nord e del Centro Nord. Ad esempio la situazione critica in cui si trova il Foglio non mi rallegra affatto, spero che tutto si possa risolvere, ma dovete anche comprendere che l’accertamento l’ha fatto la Guardia di Finanza, non il governo. Quindi c’è una vertenza, che peraltro risale a una decina di anni fa, spero che ci sia un chiarimento favorevole e che possa garantire ancora il contributo pubblico. Però il concetto è e resta quello di doversi mantenere sulle proprie gambe e il messaggio è che bisogna adoperarsi per mantenersi in sintonia con le dinamiche e le evoluzioni del mercato. È la regola della competizione. C’è comunque il massimo rispetto di aziende, quelle editoriali, che contribuiscono al corretto gioco della democrazia».

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