Inquieto, tormentato, la sua vita era una continua corsa contro il tempo. Quel tempo che questa volta purtroppo è stato più veloce di lui e lo ha portato via. Pietro Mennea, lo sprinter, medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Mosca 1980 sui 200 metri e detentore del record del mondo sulla distanza per 17 anni, è morto all’età di 61 anni dopo aver lottato a lungo contro una terribile malattia. Nato a Barletta il 28 giugno 1952, deteneva ancora il record italiano ed europeo, se è andato un grandissimo campione entrato nei cuori di tutti gli italiani e non solo. La Feccia del Sud, così lo avevano soprannominato i media era ambasciatore e simbolo dello sport italiano nel mondo. Le reazioni dopo la notizia della sua morte, sono state immediate e gonfie di dolore come le parole di quanti hanno ricordato il grande campione dell’atletica leggera. Questa notte in una clinica della Capitale Mennea, si è spento. Appresa la brutta notizia, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha disposto l’allestimento della camera ardente per oggi pomeriggio, nella sede del Coni. Nell’epica sfida contro Valery Borzov, Mennea gli soffiò proprio nella sua patria l’oro olimpico. Tutti, amici, colleghi, giornalisti hanno espresso il loro cordoglio. A ricordarlo anche la campionessa dell’atletica azzurra, Sara Simeoni: “Sono molto, triste, se n’è andato un pezzo della mia vita”
La famiglia di Pietro Mennea fa sapere che i funerali saranno celebrati sabato 23 marzo alle 10:00 presso la basilica di Santa Sabrina, nell’Aventino a Roma. “Freccia del Sud”, così soprannominato, vinse l’oro olimpico a Mosca 1980. Stabilì il record del mondo sui 200 metri, con il tempo di 19’72, che rimane tuttora il record italiano ed europeo dei 200 metri. “Sono molto, molto triste. Sapevo della sua malattia gestita con riservatezza, come era nello stile della persona. E’ una perdita incolmabile, dobbiamo fare il possibile per ricordare un atleta più unico che raro”. Così il neo-presidente del Coni Giovanni Malagò ha voluto ricordare l’olimpionico scomparso oggi.