Lacrime di commozione per Roger Federer, che batte in finale a Parigi-Bercy il beniamino di casa Jo-Wilfried Tsonga e conquista il primo Masters 1000 dell’anno, uno dei pochi trofei che il campione svizzero non aveva mai vinto, almeno fino ad oggi. Lacrime di liberazione per il secondo successo nel giro di una settimana. Dopo Basilea, ecco Parigi, con il cui pubblico il feeling si è creato da subito, che fosse Roland Garros o Parigi-Bercy, un feeling che sul campo ha tardato a concretizzarsi nel senso delle vittorie. “Solamente” a 28 anni, nel 2009, Fed-Express è riuscito a vincere lo slam parigino, ha dovuto attendere i 30, invece, per trionfare nel Masters della capitale francese. Meglio tardi che mai, anche perchè il modo in cui è riuscito nell’impresa è da applausi e da standing ovation. Un match che si avvicina alla perfezione, qualche sbavatura nel secondo set, ma non si può negare che il Federer visto oggi era ingiocabile, esattamente come quello sceso in campo in semifinale sabato contro Tomas Berdych.
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