E’ previsto per domani mattina il nuovo interrogatorio di Giovanni Vantaggiato, il 68enne di Copertino in stato di fermo, dopo aver confessato di essere l’autore dell’attentato del 19 maggio scorso davanti all’Istituto Morvillo Falcone di Brindisi. L’interrogatorio si terrà alle 8.30 nel carcere leccese di borgo san Nicola, da parte del giudice Ines Casciaro. Questa mattina l’uomo ha avuto un colloquio col suo legale, Franco Orlando.L’uomo ora è in isolamento, in una cella del braccio femminile, per evitare contatti con gli altri detenuti. Il movente del gesto resta ad ora oscuro.. Ancora dubbi sulla possibilità che abbia agito da solo. I numerosi “non so” risposti da Vantaggiato alle diverse domande dei pm in merito, hanno insospettito gli investigatori fino a far sorgere il dubbio che l’uomo non abbia detto tutto quello che si nasconde dietro l’attentato. Il reato contestato a Vantaggiato e’ quello di strage con finalita’ di terrorismo. L’uomo ha piu’ volte ribadito, ieri, di aver portato da solo, nella sua Fiat Punto bianca, il contenitore per la raccolta della plastica con le tre bombole poi fatte esplodere.
Killer arrabbiato con il mondo. Un uomo arrabbiato con il mondo. E’ questo il quadro del killer che emerge dalle indagini degli inquirenti. Durante l’interrogatorio, la confessione di Giovanni Vantaggiato è stata chiara su ogni particolare: ”Ho fatto io la bomba, l’ho trasportata, l’ho sistemata, l’ho fatta esplodere”, avrebbe detto il 68enne fermato nell’interrogatorio alla questura di Lecce. “Ho fatto tutto da solo – avrebbe detto – ho svuotato le bombole, ci ho messo dentro la polvere pirica, dei fuochi d’artificio, l’ho fatto nel mio deposito”. Un deposito rovistato in ogni angolo fino a oggi dagli investigatori che poi sono passati anche all’imbarcazione di 12 metri che l’uomo ha ormeggiata a Porto Cesareo.
Quello che non convince, è che Vantaggiato non ha voluto parlare del movente. Non ha dunque spiegato perché ha caricato una bomba in auto a Copertino, ha fatto 60 km per arrivare alla scuola Morvillo Falcine di Brindisi, e il giorno dopo vi è ritornato per farla esplodere.
“I soldi non ci sono più, c’è la crisi”, avrebbe detto in maniera confusa durante l’interrogatorio, un uomo pieno di rabbia, così come è stato descritto dagli inquirenti. Ma alcune tracce di quella inspiegabile rabbia in realtà si vanno raccogliendo. Fino a quattro anni fa, il titolare del deposito di carburanti, riforniva di gasolio tutte le scuole nella provincia di Brindisi, compresa la Morvillo Falcone, 4 milioni di litri di gasolio, poi la Provincia ha cambiato appalto. È successo tempo fa, ma dopo è arrivata la vicenda della truffa, dove ha perso 300mila euro. Il 19 aprile è stato condannato un uomo per quella truffa, il 68enne era la vittima, ma per l’azione di risarcimento avrebbe dovuto aspettare. Potrebbe essere questo che ha aumentato la sua rabbia. E forse la scuola Morvillo Falcone potrebbe essere solo un simbolo, avrebbe potuto colpire qualsiasi altra scuola della provincia.
Anche se non era in crisi finanziaria la stabilità economica sembra infatti essere una sua ossessione. Eppure alla domanda “perché l’hai fatto” non ha risposto, alzando le spalle. Non avrebbe mostrato pentimento, durante l’interrogatorio e dopo il 19 maggio ha continuato a fare la vita di prima. L’attentato di Brindisi sembra così il gesto isolato di un uomo “arrabbiato con il mondo”, cieco della sua rabbia, tanto che il timore che potesse farlo di nuovo, anche se non subito, c’è stato, e il fermo ha messo fine a tale timore.
Padre Melissa: “Giustizia è stata fatta”. Finalmente è stata fatta giustizia”. Ad affermarlo è stato Giovanni Bassi, padre di Melissa, in una conferenza stampa a Mesagne. “Ringrazio tutti – ha aggiunto – per quello che hanno fatto. Ora trovo la forza – ha aggiunto – in mia moglie, pensando a Melissa”. Nella conferenza stampa, accompagnato dall’avvocato Fernando Orsini, Bassi ha ringraziato le forze dell’ordine, i magistrati e anche i giornalisti”. “In questi giorni – ha aggiunto – ho sentito tutti vicini”. L’avvocato Orsini ha aggiunto che quando “ho avuto la notizia del fermo, ho sentito la voce dello Stato”.
“Giovanni Vantaggiato non è un padre”. Si fa duro Giovanni Bassi , parlando con i giornalisti nell’aula consiliare del Comune di Mesagne. “Quell’uomo – ha aggiunto – per me non esiste, non può – ha detto più volte – essere un padre”. “Non voglio parlargli – ha detto diverse volte Bassi – per me lui non esiste. Mai immaginavo che questo ‘fattaccio’ potesse essere opera di un padre. Non posso pensare che in questi venti giorni lui abbia mangiato con la sua famiglia, con i suoi figli. Lui ha spezzato la mia famiglia, ma ha anche spezzato la sua famiglia”.