Prosegue tra avvertimenti e sospetti reciproci la ricerca di un’intesa nel Pd sulle riforme. L’ex segretario Bersani ha detto che se c’è vera disponibilità basta un millimetro, e l’ intenzione dei vertici è proprio quella di arrivare ad una sintesi. Ma alla direzione convocata per oggi Matteo Renzi sarà chiaro con la minoranza e si lavorerà nel perimetro di quanto è già stato oggetto di doppia lettura. Lo rimarca il suo vice Guerini: ‘L ‘elezione diretta dei senatori non sarà inserita in Costituzione, altrimenti si stravolgerebbe la riforma’. E il capogruppo Zanda rimarca che non va snaturato l’impianto, ma le funzioni del Senato possono essere aumentate. ‘Per trovare l’accordo basta un millimetro. Se è vero, come si dice in questi giorni, che c’è la disponibilità, necessaria e indispensabile, di toccare l’articolo 2 per riuscire ad affermare che decidono gli elettori noi siamo a posto’, ha detto, arrivando alla Festa dell’Unità di Bologna, l’ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani, parlando della riforma del Senato: ‘Vuoi che ponga adesso questioni in quale comma? Basta che non sia il Comma 22… va bene il 5, va bene tutto’. Per l’ex segretario e leader della minoranza, però, l’importante è che si capisca cosa stiamo facendo. Qui si sta discutendo se in un parlamento fatto di una camera di 630 deputati e di un senato di 100 senatori l’80% di tutti questi devono essere nominati o fatti a tavolino. Io non son d’accordo, non si può essere d’accordo su una cosa così. E quindi cerchiamo di introdurre una modifica che precisi che decidono gli elettori. Un principio, questo, che Bersani vorrebbe espresso chiaramente: ‘Siamo nella Costituzione e le affermazioni devono essere nette, chiare, precise. Se c’è questa disponibilità si chiude senza problemi’. Si cerca di stringere ma le posizioni restano distanti anche nei termini: ‘Indicati o eletti’, che rischia di rimettere in discussione molto di più del comma 5 dell’articolo 2. La riforma che dovrebbe cancellare il bicameralismo perfetto e ridurre i costi della politica è un punto sul quale Renzi non recede. Oggi pomeriggio, dopo le 15, lo spiegherà alla direzione del partito con un documento che verrà votato per evitare che il Paese finisca in mano alla Lega e ad i grillini. Renzi chiederà, quindi, un mandato forte per andare avanti. Una sorta di ultimo appello prima dello scontro finale nell’aula di Palazzo Madama. Sono assolutamente fiduciosa che si arriverà all’approvazione delle riforme costituzionali entro il 15 ottobre, dice il ministro per le riforme Maria Elena Boschi. Lo abbiamo visto anche nei giorni scorsi, c’è un’ampia maggioranza in Senato. Al 90 per cento la riforma è condivisa, c’è ancora qualche punto da definire, siamo al lavoro e nei prossimi giorni definiremo i confronti. Ma credo sia giusto che non ci siano veti e sicuramente non ci sono veti da parte della maggioranza. A maggior ragione non ci devono essere da parte della minoranza. Se il Pd perde questa sfida perde credibilità ed il rischio è di consegnare il Paese al M5s e alla Lega. Per questo chiedo che prevalga il senso di responsabilità, la saggezza da parte di persone che da sempre si impegnano per il partito. ‘Abbiamo colmato in passato distanze ben più grandi di un millimetro. Da parte nostra, come sempre, useremo tutti gli strumenti per arrivare a una sintesi nella chiarezza delle scelte già fatte dal Parlamento’, dice il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato sulle parole di Pier Luigi Bersani sulle riforme.
Cocis