Attesa per oggi la lettera sulla manovra in risposta all’Ue. Alle 20 è anche stato convocato un Consiglio dei ministri che potrebbe essere anticipato da un vertice con Conte, i vicepremier e il titolare del Tesoro.
‘Bisogna cambiare la manovra, e bisogna fare in fretta, c’è tempo fino a questa sera, il buon senso deve prevalere sui capricci, a volte sull’arroganza che punta a difendere posizioni che sono economicamente indifendibili’, ha detto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che ha lanciato un appello al governo italiano perché modifichi i contenuti della manovra per dare un segnale di cambiamento che permetta di evitare una bocciatura della proposta italiana.
Ma anche ieri matteo Salvini e Luigi Di Maio sono tornati a ripetere che i pilastri ‘fondamentali’ della manovra non cambiano. Ma in Parlamento intanto sono sfilate le principali istituzioni in audizione e senza eccezione hanno puntato il dito sulle stime di crescita ritenute eccessivamente ottimistiche. Anche perché secondo l’Ufficio parlamentare del bilancio, ed anche Confindustria, una delle misure chiave come la riforma della legge Fornero sulle pensioni darà risultati lontani dalle aspettative. Critiche a cui si aggiunge la voce dei vescovi, che invitano a stare all’erta per salvaguardare il risparmio delle famiglie e la vita delle imprese. Con le nuove regole previdenziali, è l’allarme dei tecnici del Parlamento, l’assegno che si intascherà sarà più leggero: la sforbiciata oscillerebbe dal 5 al 30 per cento.
Dunque, si potrebbe arrivare a prendere fino ad un terzo in meno se si decide di anticipare di 4 anni l’uscita. Il sottosegretario al lavoro, leghista, Claudio Durigon difende però l’operazione assicurando che non ci saranno tagli: “chi uscirà con quota 100 – assicura – avrà una rata pensionistica basata sugli effettivi anni di contributi e non anche sugli anni non lavorati”. Ma proprio il rischio di intascare una pensione più light potrebbe far sì che molti vi rinuncino: una conseguenza nei fatti da auspicare, perché altrimenti – evidenzia sottolineando il paradosso il presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro – salterebbero i conti.
La platea potenziale per il 2019 sarebbe di “437.000 contribuenti attivi e quindi se uscissero tutti si registrerebbe un “aumento di spesa lorda per 13 miliardi”. Il doppio di quanto quantificato dal governo. Traballa anche, osserva questa volta il presidente degli imprenditori Vincenzo Boccia, il ragionamento per cui la nuova riforma previdenziale garantirebbe il turn over e quindi l’occupazione giovanile: difficile che “i benefici siano automatici”. E non appare più semplice la messa a punto dell’altra norma-cardine della legge di bilancio: le difficoltà dell’attuazione del reddito di cittadinanza spaventano anche un sottosegretario e esponente pentastellato come Stefano Buffagni: “Una misura fondamentale ma deve essere equilibrata”, dice. Nonostante il governo sembri allontanarsi di nuovo dall’idea di rivedere il quadro macro, insieme all’Upb anche l’Istat, Corte dei Conti e Abi mettono in guardia gli alleati giallo-verdi dal rischio di dover rifare i conti a breve. “Un mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica in modo marginale per il 2018 – dice l’Istituto nazionale di statistica – ma in misura più tangibile per gli anni successivi”. Che d’altro canto lo scenario economico si sia deteriorato rispetto alle previsioni di appena qualche tempo fa, lo ha riconosciuto lo stesso ministro dell’Economia Giovanni Tria, che – secondo quanto viene riferito da esponenti di maggioranza – sarebbe stato tentato dal rivedere i dati del Pil incontrando però il muro della Lega e del M5S. La risposta a Bruxelles non è ancora stata messa nero su bianco ma lo sarà obbligatoriamente entrostasera sera, quando alle 20 è anche stato convocato un Consiglio dei ministri che potrebbe essere anticipato da un vertice con Conte, i vicepremier e il titolare del Tesoro. Intanto, lo spread continua a viaggiare a ritmi sostenuti e chiude in rialzo a 304 punti base restando quindi fonte di preoccupazione per gli interlocutori nazionali e internazionali, Fondo monetario incluso che proprio è stato ricevuto, in delegazione, a Palazzo Chigi.