Si è conclusa secondo le attese l’operazione che riporta la Ducati in mano straniere, ma tanto affidabili e foriere di prospettive di crescita da suscitare universale entusiasmo. I motivi ci sono senza dubbio: il Gruppo Volkswagen nonostante la crisi che attanaglia il settore dell’automobile è in piena espansione e punta a diventare entro il 2018 il primo produttore di auto al mondo superando il Gruppo General Motors. Per cogliere questo obiettivo si accinge ad investire 62 miliardi di euro in ricerca, sviluppo e nuovi stabilimenti e prevede nel medio periodo 50.000 nuove assunzioni. Negli ultimi anni i mondi dell’auto e della moto hanno soppresso le barriere che li dividevano. Gli industriali dell’automobile si sono resi conto che esistono spazi di espansione e di collaborazione con il mondo delle due ruote e in questa ottica va inquadrata la decisione del Gruppo Volkswagen di legare al suo marchio Audi quello della Ducati. Ma certo non è estraneo a questa nuova strategia il formidabile successo della concorrente tedesca BMW, che genera profitti e immagine con le auto, ma che negli ultimi dieci anni ha investito moltissimo ed ha tratto risultati eccellenti e probabilmente inattesi ampliando e diversificando la gamma motociclistica. Ci si attendono quindi investimenti e strategie aggressive anche a favore della Ducati, che già viaggia col vento in poppa, MotoGP a parte, sui mercati di tutto il mondo, forte del successo dei nuovi ed esclusivi modelli Panigale e Diavel, delle vittorie nel mondiale Superbike e di un’immagine che in campo motociclistico la pone sullo stesso livello della leggendaria Ferrari. Oltre agli investimenti industriali e nel marketing, è lecito attendersi a breve scadenza anche un’azione incisiva a sostegno del reparto corse e finalizzato ovviamente a porre fine all’attuale situazione di stallo nei rapporti fra Valentino Rossi e i responsabili del progetto MotoGP, con le conseguenze che ben conosciamo.
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