Jessica Di Salvo si è spostata dalla Sicilia alla Campania per realizzare i suoi sogni. Uno dei più importanti è stato concretizzato lo scorso venerdì presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli, dopo intensi anni di dedizione agli studi, diventando Specialista in Medicina Interna.
La tesi sperimentale di specializzazione in Medicina Interna della Dott.ssa Jessica Di Salvo è stata seguita dal Relatore Professore Ferdinando Carlo Sasso e si è concentrata su uno studio che riguarda pazienti affetti da nefropatia diabetica.
«Ringrazio la mia famiglia, il mio Relatore di tesi Professore Sasso e le colleghe amiche che mi hanno supportato e sopportato, e con le quali ho condiviso molte emozioni, Raffaella Epifani, Erica Vetrano e Teresa Florio. Ci tengo a ringraziare anche due colleghi e amici che, in fasi diverse, hanno accompagnato il mio percorso. Domenico Beccia, vicino a me nei primi anni del mio percorso, e Andrea Padula, con il quale ho condiviso gli ultimi anni» – dichiara la Dott.ssa Jessica Di Salvo.
La Dott.ssa Di Salvo, laureata presso l’Università degli Studi di Messina, ha vissuto gli ultimi cinque anni a Napoli per continuare gli studi di Specializzazione nell’Università della Campania Luigi Vanvitelli e, attualmente, lavora per l’Asl Napoli 3 sud.
La nefropatia diabetica, campo d’indagine della tesi, è una delle più comuni complicanze riscontrata sui pazienti affetti da diabete.
A chiarire di cosa si tratta è la Dott.ssa Jessica Di Salvo.
«Il mio studio riguarda pazienti diabetici con malattia renale diabetica, albuminuria e retinopatia diabetica, quindi pazienti con rischio cardiovascolare molto alto, in prevenzione primaria».
Lo studio preso in esame è stato affrontato dagli studiosi in due fasi: una fase di intervento durata circa quattro anni e una fase di follow up, con controllo semestrale, durata circa otto anni. Dodici anni di studio i cui risultati sono stati valutati dopo anni dalla fine della fase di intervento.
«Si tratta di uno studio multifattoriale su pazienti che sono stati randomizzati in due gruppi: da un lato il gruppo con “standard of care” (SoC) che seguiva una terapia convenzionale, basata su un corretto stile di vita (attività fisica e dieta) e su una terapia farmacologica somministrata nelle visite ambulatoriali, dall’altro i pazienti con trattamento intensivo multifattoriale (MT) a cui si davano indicazioni specifiche, al fine di raggiungere i target terapeutici indicati dalle linee guida pubblicate all’inizio dello studio, relativamente ai fattori di rischio quali pressione arteriosa, profilo glicemico e assetto lipidico. L’obiettivo dello studio era quello di valutare l’impatto del controllo di un singolo fattore di rischio, nel caso specifico il colesterolo LDL, sugli eventi cardiovascolari maggiori, fatali e non fatali (MACEs) e mortalità» – specifica la Dott.ssa Jessica Di Salvo.
«Dalle analisi statistiche si è notato che il controllo del colesterolo LDL da solo ci dà un trend nella riduzione di eventi cardiovascolari maggiori, fatali e non fatali, ma soprattutto della mortalità, non raggiungendo di poco una p value statisticamente significativa; questi risultati sono stati probabilmente influenzati da alcuni limiti dello studio, ovvero una casistica limitata, la durata dello studio di intervento di soli tre anni e, soprattutto, il fatto di aver utilizzato come target di colesterolo LDL 100 mg/dl (target suggerito dalle ultime linee guida pubblicate all’inizio dello studio) quasi il doppio rispetto a quello suggerito dalle ultime linee guida ESC/EASD che indicano un target inferiore a 55 mg/dl per pazienti a rischio cardiovascolare molto alto, qual è la nostra popolazione di studio. Il trattamento del solo colesterolo LDL non sembra modificare il rischio di MACEs e mortalità per tutte le cause, al contrario invece di una strategia basata su un trattamento intensivo multifattoriale, che ha dimostrato essere più efficace del trattamento convenzionale nella riduzione di MACEs e mortalità per tutte le cause» – conclude la Dott.ssa Jessica Di Salvo.