Auto benzina e diesel, clamoroso strappo di Meloni in Ue. L’orgoglio della Meloni: è un successo italiano

La presidenza svedese dell’Ue ha deciso di rimandare ulteriormente la decisione sullo stop alle auto inquinanti in tutto il territorio dell’Unione

Nulla di fatto, si rimanda ancora. La presidenza svedese dell’Ue ha deciso di rimandare ulteriormente la decisione sullo stop alle auto inquinanti in tutto il territorio dell’Unione europea a partire dal 2035. Situazione dunque ancora in pieno stallo riguardo agli obiettivi di emissione per le auto. Il governo svedese, che già qualche giorno fa aveva rinviato al 7 marzo il voto previsto di fronte alla posizione contraria di Italia e Germania ha deciso di rinviare ancora la votazione “dal 7 marzo ad un Consiglio più avanti”.

Il no di Italia e Germania allo stop alle auto a benzina e diesel

Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, l’UE sta adottando misure per ridurre le emissioni delle automobili, poiché il trasporto su strada rappresenta un quinto delle emissioni di CO2 dell’UE. Nel giugno 2022 il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione per auto e furgoni nuovi a emissioni zero entro il 2035. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030 sarebbero fissati al 55% per le auto e al 50% per i furgoni. Tra questi, c’è l’idea di fermare la produzione e la commercializzazione di nuovi veicoli alimentati a benzina e diesel dal 2035.

“Il Coreper tornerà sulla questione a tempo debito” comunica via social uno dei portavoce della presidenza. “Ricordo che la proposta è stata fatta sulla base della neutralità tecnologica e nell’obiettivo di raggiungere l’obiettivo del Net Zero. Siamo in contatto con i Paesi membri sulle nuove preoccupazioni emerse per valutare quale sia la strada migliore da percorrere ora” ha spiegato la portavoce della Commissione europea Dana Spinant.

A pesare, oltre al no dell’Italia e alle posizioni contrarie di Polonia e Bulgaria – sebbene il governo bulgaro a novembre si sia astenuto – è la posizione della Germania.

Cosa ha detto il governo italiano sulle auto inquinanti

“Il nuovo rinvio in sede Ue sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta” scrive il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto. “L’Italia ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili – prosegue il ministro – è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali, evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”.

“La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta obiettivo prioritario – conclude Pichetto – deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell’automotive. Ci auguriamo che questa pausa consenta anche ad altri paesi e alle stesse istituzioni europee una ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini e imprese”.

“L’Italia ha svegliato l’Europa e la decisione del rinvio su stop ad auto a benzina e diesel è un segnale importante. Mi auguro che ora ci sia una riflessione comune per una competitività sostenibile anche nel settore #automotive” ha twittato il ministro delle Imprese Adolfo Urso.

A proposito di automotive, il ministro ha anche ricordato che oggi con la Francia sono stati attivati i 5 gruppi lavoro e “uno riguarda il settore automotive e il gruppo Stellantis di cui abbiamo parlato diffusamente”.

“Il rinvio a data da destinarsi del voto Ue sullo stop alla vendita, dal 2035, di auto nuove diesel e benzina, è un successo del governo italiano” rinforza Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. “Come FdI abbiamo sostenuto sin da subito che l’auto elettrica non è ad oggi un veicolo alla portata di tutti, sia per i costi sia la per gestione. Il termine del 2035, stabilito dal Parlamento europeo e che mette al bando l’uso delle auto a motore, è troppo breve, sia per permettere ai cittadini di adeguarsi sia per le industrie italiane che dovrebbero produrle, smantellando di fatto un’intera filiera. Questo stop accoglie le nostre rimostranze: l’augurio è che il buonsenso continui a prevalere”.

L’attacco di Forza Italia alla “maggioranza Ursula”

Il “rinvio” del Consiglio dell’approvazione del regolamento sulle emissioni delle auto “e le forti tensioni politiche sullo stop a diesel e benzina dal 2035 segnalano che sta saltando il tentativo del vicepresidente Frans Timmermans, e della componente più ideologizzata della Commissione, di rovesciare l’assetto dell’industria e della mobilità Ue secondo lo schema intransigente del ‘solo elettrico’” attacca l’eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini, relatore del Ppe in commissione Trasporti sul regolamento emissioni per le auto nuove e i veicoli leggeri.

“Per loro è già una sconfitta politica ed è un severo monito alla cosiddetta ‘maggioranza Ursula‘ che regge la Commissione: sulla transizione ecologica l’esecutivo Ue sta sbagliando”. O la Commissione “corregge subito il tiro – prosegue Salini – oppure saranno i cittadini a imporre il cambiamento, spazzandola via con il voto europeo del 2024. La fermezza del governo italiano sul principio di neutralità tecnologica, la preoccupazione diffusa tra i Paesi Ue e nella filiera automotive europea, che verrebbe falcidiata da un’elettrificazione imposta e irresponsabile, e l’insistenza di parte del governo tedesco contro l’eliminazione completa del motore endotermico, mettono radicalmente in discussione l’approccio ultra-green di Bruxelles“.

“Restiamo fortemente contrari ad un passaggio forzato all’auto elettrica – continua – che non solo distruggerebbe migliaia di aziende e posti di lavoro nell’automotive, ma sarebbe una scelta dannosa anche sul piano ambientale, in quanto i futuri mezzi elettrici rischiano di essere alimentati da energia ‘non pulita’, spostando semplicemente le emissioni in altri settori dell’economia o in altri Paesi” conclude Salini.

Auto, cosa cambierà in Europa dal 2035

Bisognerà dunque capire cosa accadrà. Ma l’obiettivo dichiarato e fissato sulla carta del Regolamento Ue approvato è che, a partire dal 2035, tutte le nuove auto in arrivo sul mercato dovranno essere a emissioni zero e non possono emettere CO2. In questo modo si potrà garantire che entro il 2050 il settore dei trasporti possa diventare a emissioni zero.

Le attuali auto a benzina/con motore a combustione potranno comunque continuare a essere guidate dopo il 2035. Le nuove regole non impongono che entro il 2035 tutte le auto in circolazione siano a emissioni zero. Queste regole non riguardano le auto in circolazione. Sarà anche ancora possibile acquistare e vendere automobili usate a benzina o diesel e rifornirle di carburante dopo il 2035.

“Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma – avverte Meloni sempre sul provvedimento sulle auto – deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall’elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa”.

La posizione italiana è stata determinante sul fronte anti-stop dal 2035, riflettendo le forti preoccupazioni più per il settore dell’indotto (componentistica) che per il settore “diretto” dell’automobile: sarebbero a rischio secondo le organizzazioni di categoria 67 mila posti di lavoro entro i prossimi 7 anni. E riflettendo anche la preoccupazione per la dipendenza dalle materie prime: la Cina produce tre quarti delle batterie prodotte nel mondo. Degli oltre 130 siti produttivi per le batterie al litio esistenti attualmente nel mondo, cento si trovano in Cina.

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